[20/03/2007] Aria

Cozze e ostriche a rischio CO2

LIVORNO. Secondo i ricercatori dell’Istituto olandese di ecologia la calcificazione delle cozze (Mytilus edulis) e delle ostriche del Pacifico (Crassostrea gigas) diminuisce in maniera lineare con l’aumento dell’acidità del mare. Ogni giorno oltre 25 milioni di tonnellate di CO2 sono assorbite dagli oceani e contribuiscono ad acidificarli. Che l’aumento dell’acidità del mare rende più difficile la costruzione dello scheletro calcareo dei coralli e interferisce pesantemente con il fitoplancton, era già noto, ma nessuno studio aveva ancora preso in considerazione le possibili conseguenze per i molluschi di interesse commerciale.

Se verrà confermata l’ipotesi di una crescita di anidride carbonica in atmosfera dalle attuali 370 parti per milione a 740 Ppm, la velocità di “fabbricazione” delle conchiglie diminuirà del 25% per le cozze e del 10% nelle ostriche, con possibili conseguenze sulla sopravvivenza delle larve che potranno avere più difficoltà a fissarsi sui supporti messi in opera dagli allevatori di frutti di mare. Le conchiglie avrebbero bisogno di più tempo per raggiungere una taglia commerciale e diventerebbero più vulnerabili ai predatori.

Le possibili conseguenze economiche sarebbero preoccupanti: nel Mondo l’allevamento di molluschi è aumentato dell’8% negli ultimi 30 anni, raggiungendo i 12 milioni di tonnellate e un giro di affari di 10,5 miliardi di dollari nel 2002, una cifra largamente superata negli anni successivi. L’ostrica del Pacifico é la più coltivata e la sua produzione raggiunge i 4,2 milioni di tonnellate, il 10,8% dell’intera produzione mondiale dei prodotti da acquacoltura, mentre i mitili raggiungono il 3,6% della produzione con 1,4 milioni di tonnellate. Per i ricercatori il pericolo viene soprattutto da un aumento repentino dell’acidità dell’acqua che potrebbe “stressare” i bivalvi commestibili, mentre invece, nel lungo periodo, potrebbero anche esserci forme di adattamento alle nuove condizioni ambientali.

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