[19/03/2007] Trasporti

C’è chi dice sì: nasce il comitato a favore della Tav

LIVORNO. Un sì convinto a patto che l’Alta Velocità in questione sia quella della Napoli-Bari: 300 chilometri che attualmente si percorrono nella migliore delle ipotesi in quattro ore e che invece potrebbero tranquillamente essere coperti in 110 minuti. Legambiente è quindi la capofila di una rete che raccoglie associazioni, istituzioni territoriali, il mondo dell’economia e dell’impresa, del sindacato e che si è riunita nel primo comitato Sì Tav, che vuole essere anche una risposta diretta alla sindrome Nimby sempre più dilagante (vedi l’ultimo clamoroso caso del no all’eolico molisano da parte del ministro Di Pietro).

L’idea-proposta è stata presentata oggi a Bari nel corso di una conferenza stampa che ha visto la partecipazione di Roberto Della Seta (Nella foto), presidente nazionale di Legambiente, Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Nicola De Bartolomeo, presidente Confindustria Puglia, Francesco Tarantini, presidente Legambiente Puglia.

«Il sistema dei trasporti italiani ha bisogno anche di nuove infrastrutture – ha esordito Della Seta – per cambiare una realtà che condanna interi territori all’isolamento e che deve risvegliare delle “sindromi nimby” al contrario con alleanze per chiedere moderni collegamenti ferroviari. Siamo convinti che l’Alta Velocità Napoli-Bari sia un’opera che, se realizzata, può rilanciare il tema delle infrastrutture al Sud, può restituire dignità agli spostamenti in ferrovia e valorizzare il sistema delle città e dei porti del mediterraneo come grande patrimonio culturale, sociale, ambientale. Ecco perché vale la pena lanciare un comitato “Si Tav”, fare lobby perché questa infrastruttura entri tra i cantieri prioritari di questo Governo e riceva i soldi necessari per la sua costruzione”.

La realtà della Napoli-Bari, oggi, è questa: c’è un accordo per l’avvio dei lavori tra le Regioni Campania e Puglia e le Ferrovie dello Stato, ma non c’è l’ombra di un euro a disposizione. Il Governo ha infatti stabilito che non possono essere cantierate le opere non incluse nella “Legge Obiettivo” (l’elenco delle 250 infrastrutture strategiche stilato dal Governo Berlusconi) e prive dell’approvazione del Cipe.

La completa realizzazione del progetto potrebbe in effetti rilanciare il traffico ferroviario sia passeggeri che merci (collegamento tra il porto di Bari, l’interporto e il porto di Napoli). Ma perché l’opera si possa realizzare occorre trovare i fondi pubblici necessari e gli accordi locali nei tavoli di concertazione. Magari anche riequilibrando il quadro attuale degli investimenti in opere pubbliche, che destina alla sola Lombardia il 24% delle risorse, ossia il 4% in più della cifra destinata a tutto il Mezzogiorno.

«Ci sono tutte le condizioni perché questo intervento possa essere realizzato con le migliori attenzioni all’inserimento ambientale e paesaggistico, con la più diffusa informazione dei cittadini e delle comunità locali coinvolte – ha sottolineato Tarantini – Proprio il consenso sull’opera deve rappresentare un´occasione per anticipare qualsiasi motivo di dissenso e mostrare come sia possibile uscire dalle sindromi Nimby (“not in my backyard”, ossia “non nel mio giardino” o vicino a casa mia) che interessano grandi e piccole opere nel territorio italiano».

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