[19/03/2007] Comunicati

E se le tasse si riducessero solo a chi investe sulla sostenibilità?

LIVORNO. L’Italia torna ad essere un paese competitivo. L’economia cresce, il deficit è sotto il 3% e la dinamica della spesa pubblica messa sotto stretta sorveglianza. Ergo è possibile rivedere il sistema delle imposte, ovvero ridurre le tasse rispetto a quanto previsto nella scorsa finanziaria. Su questo sono tutti d’accordo. Ma è sul come che già si dividono le posizioni. Padoa Schioppa (Nella foto), ministro dell’Economia, ha dichiarato sabato al workshop di Confcommercio di Cernobbio, che i tagli devono essere prima di tutto destinati alle imprese, vero motore dell’economia e quindi della crescita. Proposta accolta come benvenuta da parte di Confindustria, che quasi è rimasta spiazzata da una apertura così evidente. Non dello stesso avviso, prima il ministro Lanzillotta, poi il presidente del Senato Franco Marini, che richiamano invece la necessità di pensare non solo alle imprese ma anche ai cittadini e alle famiglie, «che acquistano e consumano i beni prodotti dalle aziende» come ha detto la Lanzillotta.

«Export che tira e consumi interni che riprendono» è anche per Marini «una scelta virtuosa che ci assicurerebbe la crescita». Insomma sgravi fiscali per tutti per far ripartire i consumi, unico motore della crescita economica, secondo il generalizzato comune sentire. Per trovare qualcuno che - pur richiamando all’esigenza della crescita come totem - pone però alcuni condizionali d’obbligo, bisogna leggere le dichiarazioni di Marigia Maulucci, segretario confederale di Cgil che afferma: «E’ importante sostenere la crescita sia qualificando l’offerta sia rafforzando salari e pensioni. Ma quello che è inaccettabile è un sostegno indiscriminato alle imprese, sia che facciano innovazione sia che non la facciano». Idea dichiarata interessante da Anna Maria Artoni di Confindustria, ma legata però alle risorse disponibili.

Idea che invece dovrebbe essere utilizzata come criterio alla base non solo delle scelte di destinazione dei tagli fiscali, ma anche come vera ricetta di uno sviluppo duraturo e quindi sostenibile. Non è forse il tema affrontato da un ministro collega di Padoa Schioppa quello del surriscaldamento climatico da contrastare nell’ambito del vertice di Potsdam dei ministri dell’ambiente del G8? E non è forse da quel vertice che la Cina ha chiesto all’Unione europea un negoziato per il trasferimento delle tecnologie in grado di conciliare sviluppo e difesa dell’ambiente? E non è forse questa la chiave di volta che anche da gran parte delle multinazionali che dominano il mercato globale è indicata come unica strada percorribile per rilanciare una economia mondiale?

Il problema delle tasse per l’ambiente non è più un tabù nemmeno per la destra, intesa come parte politica, cui storicamente è legato il mito dell’abbattimento delle tasse. Di difesa dell´ambiente, ma non di abbassare le tasse parla infatti anche lo sfidante conservatore Cameron, che contende il ruolo di premier in Inghilterra al successore di Blair, quando lascerà la sede di Downing Street.
Bene allora prevedere di ridurre la pressione fiscale alle imprese, ma i flussi finanziari derivanti devono essere indirizzati verso chi ha in programma piani di ricerca e sviluppo indirizzati alla sostenibilità. Bene anche ridurre la pressione fiscale alle famiglie e aumentare salari e pensioni a chi fa fatica ad arrivare a fine mese, ma orientando anche in questo caso, gli stili di vita verso consumi intelligenti. Che indurrebbero anche le imprese a investire di più in beni utili al singolo e alla collettività e meno in merci destinata solo ad incrementare le vendite “teleguidate” e quindi a portare profitto solo a chi le produce. L’economia non ne risentirebbe in negativo, e la crescita sarebbe a quel punto più sostenibile.

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