[15/03/2007] Rifiuti

Legambiente: i fanghi di Bagnoli fra business e sostenibilità

PIOMBINO. Piombino dovrebbe accogliere i fanghi del dragaggio del porto di La Spezia e di Napoli per 900.000 mc. per riempire vasche di colmata sul porto. Si parla anche di destinare al trattamento TAP, per poi fare strade, piazzali ecc., scorie siderurgiche provenienti da Bagnoli con cui in passato era stato riempito un pezzo di mare, altri 900.000 mc.

L’Autorità Portuale afferma: Le vasche di colmata di Piombino attualmente in costruzione sono calibrate sulle nostre esigenze (di bonifica e dragaggio) ma lo studio di fattibilità per la Mise (messa in sicurezza… insomma la famosa "palancolatura") coordinato con i piani di sviluppo del porto possono prevedere la realizzazione di ampliamento delle vasche di contenimento.

Con le scorie siderurgiche di Bagnoli si farebbe una montagna (stoccaggio provvisorio) in attesa che parta l’impianto della TAP che poi piano piano dovrebbe rosicchiarla e farla sparire.
Qual è l’interesse di Piombino? Si afferma: … da tutta questa operazione noi potremmo/dovremmo spuntare alcuni vantaggi: la realizzazione sicura della 398, l’accelerazione dei processi di sviluppo del porto di Piombino.

Ruota tutto intorno ai soldi questa vicenda, per cui si capiscono le fibrillazioni di politici e amministratori piombinesi, sembra che deriverebbero circa 10 milioni dall’accoglimento dei fanghi di La Spezia e una somma molto superiore dal conferimento a TAP delle scorie di Bagnoli.

Dalla stampa si evince che questa operazione è fortemente voluta e benedetta dal Ministro dell´Ambiente Pecoraro Scanio, ma ci preoccupa il modo con cui lo stato gestisce tutti questi soldi, gli enormi sprechi che si fanno, le logiche perverse che localmente affiorano. Per La Spezia si spendono 40 milioni per portare la parte più inquinata dei fanghi del dragaggio in Germania quando con 10 milioni si costruisce un impianto come quello della TAP per trattarli e riutilizzarli. Si vorrebbero spendere 110 milioni per portare le scorie di Bagnoli a Piombino quando Nerli presidente dell’Autorità Portuale di Napoli protesta perché queste scorie al porto servono, e sono preziose, per riempire un molo, al prezzo di soli 18 milioni. Addirittura il vice sindaco di Napoli propone, viste le cifre in gioco, di non toccare queste scorie e di farla diventare una terrazza sul mare. Quindi grande confusione, inefficienza e sprechi sotto il cielo di questa repubblica e in questa confusione comunque a Piombino si pensa di poterci guadagnare nella logica del "coglier la palla al balzo".

La Legambiente è perplessa sugli sprechi e la logica di fondo dell’operazione. Non è contraria che Piombino accolga materiali e scorie da trattare provenienti da porti o industrie, anzi crediamo che questo (dopo dieci anni di inerzie) potrebbe contribuire all´innesco e alla realizzazione di una filiera di un’industria del risanamento ambientale da noi fortemente voluta. Ma il problema, oggi, è costruire l’impianto che deve trattarli, calcolarne le potenzialità, i tempi e creare la rete di commercializzazione dei prodotti trattati. Non vorremo ritrovarci, per la fregola dei soldi, con le emergenze nostre insolute alle quali si aggiungono le emergenze di altri. E´ su questo vorremmo dei chiarimenti e delle rassicurazioni. A Piombino non mancano certo i fanghi portuali o le scorie siderurgiche, anzi queste sono un enorme problema storico, fino ad oggi pressochè ignorato. Ogni anno si producono quasi un milione di tonnellate dei diversi scarti di processo e la discarica Lucchini è praticamente esaurita. L’impianto della Tap, quello che dovrebbe risolvere i problemi anche di altri porti, doveva essere costruito ormai da anni e tutt’ora non si sa quando sarà fatta la gara per la costruzione delle opere elettromeccaniche. Addirittura si è scelto la strada di rivedere il progetto e di allungare i tempi rischiando di andare oltre le scadenze dei permessi fin qui rilasciati e, con ciò, di perdere i finanziamenti e ricominciare tutto daccapo.

A nostro parere la strada giusta è anche quella del coordinamento dei porti italiani, quella della richiesta corale di destinare ai porti una giusta e più consistente percentuale delle imposte che producono, in linea con gli altri porti europei; una effettiva autonomia finanziaria, oltre a quella introdotta giustamente dal governo Prodi nella finanziaria. Come dice Luigi Merlo assessore ligure alle infrastrutture: Con un modello virtuoso i porti sarebbero in grado di finanziare non solo le infrastrutture portuali ma anche quelle stradali e ferroviarie e con il loro sviluppo ritornare nelle casse dello stato più soldi di quelli che ne sono usciti. Da uno studio della Bocconi si apprende che il 70% delle merci destinate al Nord Italia sbarca in altri porti comunitari, la perdita di gettito all’agenzia delle entrate è di 570 milioni, la perdita di gettito di IVA è qualche miliardo ogni anno. Sarebbe appena il caso, anche a Piombino, che la "palla al balzo" venisse colta per definire strategie coerenti di sviluppo integrato porto-industria con al centro il criterio direttore della sostenibilità ambientale.

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