[12/03/2007] Parchi

Mari sempre più acidi a causa dell´assorbimento della Co2

LIVORNO. E’ ormai noto che l’aumento dei livelli di anidride carbonica potrebbe produrre vasti effetti sugli oceani del mondo, ma uno studio pubblicato il 9 di marzo dal giornale Geophysical Research Letters dice che questo potrebbe accadere anche indipendentemente dal cambiamento climatico.

Ken Caldeira, del Dipartimento di Global Ecology alla Carnegie Institution della Stanford University, e Long Cao e Atul Jain dell’università dell’Illinois, dimostrano nel loro studio come l´aumento di assorbimento di anidride carbonica sta acidificando gli oceani, mettendo a rischio la vita marina.
«Che crediate o no nel riscaldamento globale – ha detto Caldeira - se la CO2 non diminuirà innescherà la devastazione negli oceani. Gli aumenti di temperatura derivanti dal cambiamento climatico interessano la salinità, la circolazione delle acque e la biologia marina. Quando l´anidride carbonica si dissolve nell´oceano, una parte della CO2 si trasforma in un agente acido corrosivo, che può colpire specie importanti nella catena alimentare globale».

Secondo un rapporto pubblicato nel 2006 dal National center for atmospheric research e dal Noaa, tra il 1800 e il 1994 gli oceani del mondo hanno assorbito più o meno 118 miliardi di tonnellate di carbonio con il conseguente aumento dell’acidità delle acque, riducendo la disponibilità degli ioni di carbonato occorrenti per la produzione delle strutture di carbonato di calcio. E non si tratta di cosa da poco, visto che nel passato, i cambiamenti nell´acidità dell´oceano hanno innescato estinzioni globali, tanto che secondo uno studio pubblicato a settembre dalla rivista Geology paragona quanto sta accadendo all´estinzione totale più grave finora conosciuta: quella del Permiano, quando circa 95% delle forme di vita dei mari si estinse.

L´anno scorso, su Nature, un’equipe di scienziati ha avvertito che entro il 2100, la quantità di carbonato disponibile per gli organismi marini potrebbe scendere del 60%. A partire dalle acque superficiali, dove l´acidificazione comincia prima che in alto mare, e dove la scarsità di carbonato potrebbe arrivare al punto critico per numerose forme di vita già nel 2050. La perdita di questi piccoli organismi avrebbe un effetto disastroso sui predatori, compresi pesci preziosi per l’alimentazione umana come salmoni, sgombri, aringhe e merluzzi, che si cibano di loro e ripercuotersi a catena su altre specie.

I climatologi valutano che i mari abbiano assorbito circa la metà di tutta l´anidride carbonica prodotta dalle emissioni dei combustibili fossile negli ultimi 200 anni, e senza questo “effetto spugna” degli oceani l’anidride carbonica atmosferica sarebbe molto superiore alle attuali 381 parti per milione (Ppm), probabilmente vicino a 500-600 Ppm.
Questo assorbimento ha prodotto un’acidificazione degli oceani sensibilmente più alta che all´inizio della rivoluzione industriale.

Una ricerca pubblicata nel 2006 Mark Jacobson, un ricercatore della Stanford University, ha indicato che fra il 1751 e il 2004 il pH delle acque oceaniche di superficie è sceso approssimativamente da 8.25 a 8.14, ed il Climate and Environmental Sciences Laboratory valutata che i livelli di pH degli oceani potrebbero scendere di altre 0,3 – 0,4 unità entro il 2100.

Il nuovo studio pubblicato da Geophysical Research Letters conferma le previsioni e fa una proiezione di un calo di 0,31 di unità di pH per la fine di questo secolo: «se le emissioni di CO2 continuano sul livello corrente – spiega Caldeira - si stabilizzeranno con concentrazioni atmosferiche di 1.000 Ppm» ma secondo i risultati della ricerca le strategie che puntano solamente sul contenimento delle temperature globali, mentre trascurano le emissioni di anidride carbonica, non cambieranno l´effetto negativo sull´acidità degli oceani.

La ricerca analizza come l’aumento delle temperature influenza la presenza di carbonio negli oceani e l’acidità dell’acqua marina: «abbiamo trovato che il pH, o l´acidità, dell´acqua - spiegano i ricercatori dell’università dell’Illinois - non è stata influenzata significativamente, anche se questo non riguarda quanto potrebbe accadere nei prossimi decenni o secoli con il riscaldamento globale». Secondo il loro modello, il raddoppio dei livelli di carbonica produrrebbe un declino di pH di 0.48-0.51 unità entro il 2500.

«L´acidificazione dell´oceano minaccia tutti gli organismi marini che usano il carbonato di calcio per costruire le loro strutture – spiega Caldera – Tuttavia, proprio mentre il pianeta si riscalda, il nostro studio indica che possiamo aiutare l´equilibrio ecologico negli oceani ponendo freno le emissioni di CO2 ed usando il vento, l´energia solare e nucleare ed altre fonti di energia alternativa».

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