[02/03/2007] Urbanistica

Ferruzza: «Bene Rutelli sulla tutela del paesaggio»

LIVORNO. In occasione dell’insediamento del direttore della Normale Salvatore Settis, alla guida del nuovo Consiglio superiore per i beni culturali, il ministro Rutelli ha delineato la linea della futura azione del ministero da lui diretto, e del governo, per la tutela del paesaggio nella sua interezza.
Stop ai condoni innanzitutto, il vero flagello che si è abbattuto negli anni sul territorio italiano. Il problema, secondo il ministro, non sono i progetti delle grandi infrastrutture, che vanno naturalmente portati avanti «con una valutazione molto accorta dei parametri e delle prescrizioni che portino ad una qualità massima delle progettazioni e delle realizzazioni».

Non un paese imbalsamato quello che ha in mente Rutelli, ma una architettura che sia «simbolo di qualità urbana». E ha annunciato che dal suo ministero, non potendo intervenire sui piani regolatori, si potrà comunque «riflettere su alcune prescrizioni perchè i segni della contemporaneità non siano solo bruttezza e speculazione».

Abbiamo chiesto al direttore di Legambiente Toscana, l´architetto del paesaggio Fausto Ferruzza, cosa ne pensa di queste dichiarazioni.

Il paesaggio potrà essere tutelato con queste intenzioni espresse da Rutelli?
«Si possono fare due considerazioni a tal proposito: la prima. Sulla questione degli elementi della contemporaneità si potrebbe rispolverare il progetto di legge, della allora ministra Melandri, sulla qualità dell’architettura contemporanea. Allora fu molto avversato perché quel progetto poneva vincoli molto importanti per la deregulation in atto in molte regioni. E per questo è rimasto chiuso in un cassetto. Soprattutto si prevedono importanti prescrizioni e parametri molto stringenti sulla sostituzione dell’edificato.
La seconda: noi dobbiamo esperire a livello nazionale tutto quanto è possibile affinchè le regioni approvino i piani paesaggistici. Non bastano intese formali interistituzionali ma occorre la redazione dei piani paesaggistici, che sarebbero vincolanti anche per i piani strutturali».

Insomma le prescrizioni del ministero da sole non bastano?
«Sono un buon segnale politico ma a questo segnale va corrisposto un recepimento autentico della convenzione europea del paesaggio con l’obbligatorietà dei piani paesaggistici che ne sono una espressione».

Il ministro ha annunciato una conferenza nazionale sul paesaggio sotto l’egida del neonato Consiglio nazionale per i Beni culturali, affidato a Salvatore Settis, direttore della Normale di Pisa, cosa ne pensa?
«Ottimo. E il fatto che sia sotto l’egida del Consiglio nazionale per i Beni culturali, affidato a Salvatore Settis è già una garanzia di interessanti risultati».

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