[02/03/2007] Comunicati

Simby! Ovvero Something-else In My BackYard

LIVORNO. La strada che conduce alla ‘non sostenibilità’ è lastricata di buone intenzioni. Quelle che rimangono sulla carta di piani energetici, urbanistici, edilizi per non parlare di quelli dei rifiuti o dei sempre propositivi protocolli d’intesa ai quali ben di rado seguono cogenti iniziative sui territori. Il tema, per i lettori di greenreport, non è nuovo, ma con cadenza almeno settimanale si autoalimenta con nuove notizie.

Ci occupiamo di Toscana (ma il concetto è estendibile anche a livello nazionale), partendo dalla giusta e assai condivisibile accelerata che la Regione sta imprimendo sul risparmio energetico e sull’utilizzo delle energie alternative e rinnovabili. Buonissime intenzioni quindi. Come erano quelle del vecchio piano, i cui obiettivi purtroppo sono stati a dir poco disattesi (come dimostrano i dati presentati in sede di discussione dallo stesso assessore all’ambiente Marino Artusa). Si è comunque scelto di darsi obiettivi ancor più ambiziosi con il traguardo di arrivare al 50% di energia prodotta da fonti alternative.

Per arrivarci si è messo dentro alle linee direttrici del documento preliminare al Piano energetico regionale (quindi assai lontano da quello definitivo) eolico, pannelli fotovoltaici, pannelli solari, idroelettrico, biomasse, geotermico e una serie di interventi per il risparmio energetico.

L’obiettivo quindi è apparentemente chiaro (anche se il piano è agli albori), come anche gli strumenti. Ma la strada per raggiungerlo, come dicevamo, rischia di portare altrove se non si riesce a trovare accordi nei territori. Lo dimostrano le notizie di oggi. La geotermia (che si può considerare rinnovabile fino a un certo punto) viene contestata a Santa Fiora sull’Amiata. E pure con argomenti, visto che la geotermia porta con sé anche inquinamento (a dimostrazione che non c’è niente al mondo che non abbia impatti) e quindi la gente vuole che si accia chiarezza fino in fondo su costi e benefici.

L’impianto a biomasse viene contestato a Piombino. E qui con argomenti cogenti – anche da greenreport da tempo sollevati – ovvero che l’impianto ha ragione di essere realizzato là dove si sfrutta la filiera corta e quindi la materia prima arriva dal territorio. Insostenibile invece, è un impianto dove si utilizza materia prima proveniente dall’estero per produrre la quale si disboscano le foreste.

Per l’eolico gli unici problemi possono essere quelli paesaggistici e quindi (quasi) tutti si dicono favorevoli, ma magari un po’ più in là, con esempi clamorosi come Volterra dove è stato vietato l’eolico tout court e pare anche il minieolico (il sindaco ci ha detto che “non è stato nemmeno preso in considerazione”).

Segnaliamo en passant che a Fivizzano prosegue il braccio di ferro tra il comitato Valle del Rosaro e l’amministrazione comunale contro la realizzazione dell’impianto idroelettrico sul torrente.

Gli esempi dell’eolico e degli impianti a biomasse sono per noi espliciti di un concetto che vogliamo evidenziare. L’accelerata – ribadiamo giusta – per l’utilizzo delle rinnovabili non si può tramutare in una corsa alla cieca con la bandiera in mano per conquistare per primi un posto dove fare un impianto di quel tipo. Il rischio vero infatti è che alla fine le pale o gli impianti a biomassa non sorgano dove sarebbe più utile, con minor impatto (non senza perché è impossibile), bensì dove la gente non protesta. Dove è più mite il conflitto sociale. Dove si fanno le cose sotto silenzio.

E qui arriviamo al dunque: la battaglia in corso per l’Ikea. Il colosso svedese, come noto, vorrebbe aprire un nuovo grande insediamento commerciale (non solo Ikea, anche supermercati e diversi altri store) a Migliarino. Ma trovando una forte opposizione da parte dei comitati e di alcuni partiti politici, ma anche una certa diplomatica fermezza da parte delle istituzioni locali, ha provocato una ridda di altre realtà che stanno chiamando a gran voce l’Ikea nel loro territorio: Carrara ieri e oggi Massarosa e Fauglia.

Luoghi che oggi dicono venite da noi e poi magari domani si trovano a scontrarsi con altri comitati, con altri partiti o forse con regolamenti edilizi e piani strutturali da derogare a corsa. Non è certo questo il modo di andare avanti. Senza la lente della sostenibilità e quindi senza una contabilità ambientale si rischia appunto di fare le cose dove si riesce a farle. Non dove sarebbe meglio farle.

Compito di dare risposte cogenti spetta (spetterebbe) ai decision maker (che non sono solo politici), che però balbettano. Con posizioni bipartisan, quando c’è da trovare soluzione ad un problema (che sia rifiuti, impianti, eolici, biomasse ecc) e molto spesso schiacciate sui comitati. Emblematico quello che succede a Scarlino dove l’estrema sinistra sfilerà domani a braccetto con il centrodestra nella manifestazione contro il cogeneratore.

Per fa sì che le buone intenzioni non conducano quindi alla ‘non sostenibilità’, serve un governo con idee precise e che ponga la sostenibilità al centro della sua azione politica, in modo che quando si fanno delle scelte – ad esempio utilizzando dove è possibile la contabilità ambientale - ci siano argomenti più cogenti. Oltre, ovviamente, ad avere le capacità di individuare le priorità e il coraggio di affrontarle con la consapevolezza di non poter accontentare tutti.

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