[26/02/2007] Energia

Artusa: «No alle biomasse a Piombino se con oli importati dall´estero»

PIOMBINO (Livorno). Nel bollettino ufficiale n. 5 della regione Toscana n. 5 (del 31/01/07) è pubblicata la richiesta di autorizzazione per la costruzione e l’esercizio di una centrale termoelettrica da 22 MWe, opere connesse e infrastrutture indispensabili, per la produzione di energia elettrica attraverso la combustione di biomasse liquida costituita da oli vegetali in motori endotermici, da costruirsi nel territorio del comune di Piombino (LI) località Montegemoli – zona PIP.

Una richiesta avanzata dalla Seca srl con sede proprio a Montegemoli che ha presentato domanda alla Provincia di Livorno il 31 luglio dell’anno scorso, integrandola in data 22 novembre.

«Ero a conoscenza dell’iniziativa e infatti come comune abbiamo proceduto alla pre-assegnazione di un’area nel comparto produttivo di Montegemoli – spiega il sindaco di Piombino Gianni Anselmi – Noi non siamo contrari a un impianto a biomasse, ma si tratta di capire come una proposta del genere possa inserirsi nel quadro della produzione energetica regionale, che necessariamente dovrà essere ridisegnata alla luce del futuro della centrale Enel di Tor del Sale».
Il sindaco Anselmi sa benissimo che una centrale a biomasse da 22 MWe «non può essere sostitutiva dei 1200 megawatt di Tor del Sale, ma è anche vero che, confermato il nostro no al carbone, qualora non fosse possibile la riconversione a metano allora sarebbe opportuno ripensare l’area ai fini turistici. Detto questo però, l’uscita dai combustibili fossili da qualche parte deve iniziare: Kyoto è lì che ci guarda e le biomasse sono sicuramente una prospettiva interessante dal punto di vista delle energie rinnovabili».

In realtà quello che rende perplessi è la dizione di “biomasse liquide”, che fa pensare a olio di palma importato dai Paesi delle estremo oriente.
«Credo che la Seca abbia in mente un’integrazione di oli esteri con biomasse locali – continua Anselmi – c’è da capire come iniziative del genere riusciranno a stare al passo con le produzioni agricole locali. Del resto non credo che i grandi quantitativi di potenza saranno sostituibili con i piccoli impianti su filiera corta e bisogna considerare anche le ripercussioni positive a livello a livello occupazionale, sia per l’agricoltura che per il porto».

Senza esitazioni invece l’assessore regionale all’ambiente Marino Artusa: «La Toscana non accetterà mai impianti che prevedano lo sfruttamento dell’olio di palma o di altri oli importati dall’estero – spiega Artusa – soprattutto quello di palma infatti viene coltivato in piantagioni create distruggendo intere foreste del Borneo o dell’Amazzonia. Le biomasse sono una delle linee su cui punta la Toscana, ma a patto di una delimitazione di area per l’uso delle risorse da bruciare nell’impianto, con trasporti brevi e una ricaduta importante quindi anche per la nostra economia rurale. L’ottica della filiera corta è prevista dal Prs e dal Praa e la stiamo declinando anche nel piano energetico».

Critiche arrivano anche dal circolo locale di Legambiente: «Questa centrale non vuole sfruttare le biomasse del territorio – spiega Adriano Bruschi – Il bilancio energetico complessivo di un’operazione del genere è sostanzialmente negativo perché prevede disboscamenti e trasporti lunghi via mare. Mentre la convenienza economica per chi l’ha proposta deriva essenzialmente da due fattori: il basso costo della manodopera, cioè lo sfruttamento dei lavoratori del terzo mondo e i certificati verdi che permetteranno di ricevere contributi dallo Stato. Questo è il modo più sbagliato di fare energie alternative e ci auguriamo che la conferenza dei servizi bocci un progetto che non ha nulla di sostenibile per il nostro territorio né per il pianeta».

Sempre in Val di Cornia ma nell´area Dalmine, sta nascendo un altro progetto di centrale a Biomasse: la famiglia Inghilesi, titolare della società Dalphex impegnata anche nel settore delle rinnovabili con la commercializzazione di pannelli fotovoltaici, ha già pronto il piano industriale di una centrale da 22 megawatt da costruire in area Dalmine. Anche in questo caso si pensa a biomasse in parte reperite sul territorio e in parte all´estero, soprattutto olio di colza.
(nella foto: l´area industriale di Montegemoli)

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