[23/02/2007] Rifiuti

Europa rifiuti, la discussione continua

LIVORNO. L’obiettivo del disaccoppiamento tra crescita economica e produzione dei rifiuti, previsto dal VI programma quadro dell’Unione Europea, non si può cerrto dire che sino ad ora abbia avuto qualche effetto. La quantità di rifiuti procapite nell´Unione europea ammonta infatti a ben 518 kg, a fronte dei 460 kg di dieci anni fa.

Tra il 1990 e il 1995 nei paesi dell’UE si è registrato un aumento della produzione totale pari al 10%, a fronte di una crescita del PIL del 6,5%. I rifiuti solidi urbani contribuiscono sensibilmente a tale aumento (+19% nell’UE a 25 tra il 1995 e il 2003), ma crescono anche i flussi dei rifiuti pericolosi (+13% tra il 1998 e il 2002).
Riguardo al loro destino, il 33% dei rifiuti urbani è riciclato e il 18% distrutto negli inceneritori, mentre quasi la metà va a finire in discarica.

La questione è di nuovo al centro della discussione e tema di una nuova proposta di direttiva quadro sulla materia da parte della commissione e di una strategia tematica sul riciclaggio.

Il Parlamento europeo ha affrontato questa problematica con due relazioni adottate recentemente in plenaria; una affidata alla deputata britannica Caroline Jackson (gruppo del partito popolare europeo) sulla proposta di direttiva per i rifiuti, e l´altra su una strategia tematica nel riciclaggio dei rifiuti, redatta dal deputato olandese Johannes Blokland (gruppo indipendenza e democrazia).

Nella gestione dei rifiuti l´accento deve essere posto maggiormente sulla prevenzione, secondo quanto emerso dalle richieste del Parlamento, che ha sollecitato una modifica dei modelli di consumo e la progettazione ecologica dei prodotti. Ma questo nodo della prevenzione, non può più essere affrontato con i proclami o i desiderata, o gli appelli generici! Questo nodo potrà essere affrontato se, e quando, l´Europa si porrà di fronte al problema dei rifiuti analogamente a quanto sta facendo con l´energia: favorire il risparmio e l´efficienza nei flussi di materia. Ergo, nel metabolismo industriale. Se non si confonde, come spesso si fa, la riduzione dei rifiuti con la riduzione del loro avviamento diretto in discarica, ad aumento dei prelievi e di utilizzo di materiali naturali da parte dell´industria non potrà che seguire un aumento dei rifiuti. Quale che sia la loro destinazione. E il loro riciclo spinto al massimo ( che è comunque obbligato) non potrà mai rappresentare la pietra filosofale. Il secondo principio della termodinamica e il concetto di entropia, oltrechè avere una derivazione ambientalista, non sembrano essere fra le dispute del mondo scientifico.

Bene dunque che nella relazione sulla strategia tematica, si chieda il divieto alle discariche di tutti i rifiuti riciclabili entro il 2020, oltre a invitare la Commissione europea a proporre misure concrete nella prevenzione dei rifiuti e sviluppare una serie di indicatori più precisi. E bene l´obiettivo di stabilizzare la produzione di rifiuti entro il 2012 sui livelli del 2008 (in questo senso va anche la proposta di fissare un obiettivo di riciclaggio dei rifiuti urbani al 50% entro il 2020) per responsabilizzare maggiormente i produttori imponendo loro la ripresa dei prodotti usati. Ma occorre, appunto, incentivare strategie di risparmio di materia all´origine, alla fonte del metabolismo industriale. E di questo concetto, francamente, non se ne vede ombra.

Fra l´altro ( e invece), nella proposta di direttiva sui rifiuti fatta dalla Commissione, l´approccio fondato sul "ciclo di vita" dei prodotti è apparso troppo teorico ai deputati e la linea che è passata tende invece a mantenere, «in linea di principio», una politica di gerarchizzazione del governo dei rifiuti che pone in cima alle priorità la generica prevenzione. Uno degli emendamenti approvati chiede infatti agli Stati membri di adottare le misure appropriate, in ordine decrescente di importanza, per promuovere: la prevenzione e la riduzione della produzione dei rifiuti, il riutilizzo, il riciclaggio, altre operazioni di recupero, e lo smaltimento sicuro.
L’approccio basato sul ciclo di vita rimane, tuttavia, offrendo la possibilità agli Stati membri di discostarsi da questa impostazione, qualora le valutazioni del ciclo di vita e le analisi costi/benefici indichino chiaramente che un´opzione di trattamento alternativo «dà risultati migliori per uno specifico flusso di rifiuti». Valutazioni ed analisi, che dovranno essere rese pubbliche e riesaminate da organi scientifici indipendenti.

Sulla parte che riguarda i rifiuti speciali, un emendamento chiede agli Stati membri di adottare le misure necessarie per garantire che la raccolta, la produzione e il trasporto di questo tipo di rifiuti, nonché il loro stoccaggio e trattamento, «vengano realizzati in condizioni di protezione ottimale dell´ambiente e della salute umana e di sicurezza degli operatori, degli impianti e delle persone». Per questo, suggeriscono di prevedere, almeno, l’adozione di misure per garantire la tracciabilità e il controllo, dalla produzione alla destinazione finale, di tutti i rifiuti, compresi i pericolosi, ed un´adeguata valutazione del rischio durante la loro gestione. Nessuna traccia di azioni e incentivazioni finalizzate all´innovazione di processo e alla minimizzazione dell´utilizzo di materie prime. Eppure la produzione di rifiuti speciali è enormemente più elevata di quelli urbani.

Spetta ora al Consiglio pronunciarsi su tale proposta, proponendo al Parlamento una posizione comune, ma il processo legislativo si preannuncia comunque abbastanza difficile.
Anche perché nella proposta adottata in prima lettura viene abbandonato il tentativo fortemente voluto dalla Commissione e dalle lobby del settore, di far passare l´incenerimento come un processo di recupero anziché di smaltimento, con i vantaggi che questo può comportare, sia in termini autorizzativi che economici (vedi la vicenda cip 6 nel nostro Paese).

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