[22/02/2007] Rifiuti

Amianto, eliminare le discariche abusive non risolve il problema dello smaltimento

LIVORNO. I quotidiani locali riportano stamani la notizia del ritrovamento di varie discariche di amianto abusive sparse per il comune di Quarrata (Pistoia). Una decina solo nelle ultime settimane, soprattutto nelle zone collinari. Secondo Il Tirreno «il problema, che sembrava essere stato risolto con l’eliminazione, da parte dei volontari della Vab, di tutte le discariche presenti sul territorio, si ripresenta in forma ancora più allarmante a distanza di pochi mesi».

Ma per “risolvere il problema” la soluzione non può essere “l’eliminazione delle discariche”. Questa al massimo serve per bonificare o ripulire una zona dove è stato abbandonato l’amianto. La questione, invece, del ‘risolvere il problema’, che significa come e dove smaltirlo, è ben più ampia.

In Toscana, a parte Arezzo e solo per il territorio dalla discarica di Terranova, non esiste luogo dove smaltirlo. Il piano regionale prevede che ogni discarica – nel caso di Quarrata quella gestita da Cis Spa- abbia un modulo dedicato, ma nessuno – tranne il caso riportato da greenreport di Montignoso – se ne sta occupando. Così lo smaltimento attualmente consiste nel chiamare una ditta privata che viene, preleva il materiale e lo porta quasi sempre all’estero con costi, anche ambientali (trasporto), molto elevati. Costi che fa il mercato ed è facile capire che livelli si possano raggiungere in una situazione dove ci sono tonnellate di amianto da smaltire e zero o quasi discariche dove portarli (in Italia). Ne abbiamo parlato con Paolo Regini, presidente e amministratore delegato di Publiambiente.

Regini, al di là del fatto che queste discariche di amianto siano state trovate nel territorio di vostra competenza, il caso richiama comunque alla questione di come impedire in generale che l’amianto, dopo essere stato preso da qualche parte, lo si getti nei campi. E non è seguendo i camion che si risolva la cosa, ma dando soluzioni in loco, ovvero chiudendoci il ciclo. Come ad esempio si potrebbe fare rispettando il piano regionale che prevede un modulo dedicato allo smaltimento dell’amianto in ogni discarica.
«Sono d’accordo sul fatto che la questione andrebbe posta al centro del dibattito, ma in realtà non è obbligatorio per gli enti pubblici fare quel modulo nelle discariche. Lo smaltimento dell’amianto viene risolto affidandosi a ditte specializzate private che lo prendono e lo portano dove ci sono impianti autorizzati a riceverlo. Con una offerta così grande è chiaro che i prezzi sono anche elevati».

Anche se fosse solo un problema di costi, però, bisognerebbe affrontarlo. Di amianto da smaltire ce ne è ancora in abbondanza.
«Infatti io sono per riportare la questione all’ordine del giorno a livello di enti pubblici, cosa che però attualmente non è. Anche pensare ad un impianto di smaltimento unico potrebbe essere una cosa su cui discutere. Io, lo ripeto, sono per entrare nel merito della questione e affrontarla».

E affrontando anche coloro che come qualcuno cerca di dare risposte concrete a un oggettivo problema ambientale, sono pronti a far esplodere la bomba ecologica. Come se fossero meglio 10 discariche abusive sparse che una realizzata e controllata (oppure ampliata con un modulo) con tutti i migliori crismi possibili.
«Questo è infatti uno dei maggiori problemi con il quale ci si scontra e che di fatto frena ogni iniziativa anche sull’amianto»

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