[21/02/2007] Energia

Il sogno di Emilio Vitale di una mobilità a emissioni zero

PISA. E’ in fase di start-up il Progetto “Filiera Idrogeno”, promosso dalla Regione Toscana nell’ambito del Piano Regionale di Sviluppo.
Il Progetto, teso a promuovere lo sviluppo e la sperimentazione di sistemi di mobilità basati sull’uso dell’idrogeno come vettore di energia, oltre ad una notevolissima rilevanza sul piano locale, ha una valenza anche nazionale ed europea ed è soprattutto in tali ambiti che ne vanno valutati motivazioni ed obiettivi.

L’idrogeno è il “vettore” di energia pulita su cui maggiormente punta, almeno come punto di arrivo, l’industria veicolistica mondiale: di fatto, l’idrogeno rappresenta ad oggi, per i maggiori produttori di veicoli del mondo, una scelta obbligata per raggiungere il traguardo della produzione di veicoli ZEV (Zero Emission Vehicles, veicoli ad emissioni nulle) economici ed efficienti.

La mobilità basata sull’idrogeno richiederà però cambiamenti epocali, non solo nella tecnologia motoristica, ma anche nelle complesse infrastrutture di produzione e distribuzione del carburante. Tutto ciò non potrà avvenire in modo improvviso in quanto saranno necessari mutamenti profondi del sistema industriale, mutamenti che non riguarderanno solo i prodotti, ma investiranno anche le professionalità necessarie, le normative di riferimento, i sistemi produttivi.

Proprio per questo i programmi degli stati più avanzati, e della stessa Unione Europea, prevedono al riguardo non solo il sostegno alla ricerca tecnologica sui “motori” ad idrogeno, ma anche la sperimentazione di sistemi di mobilità basati sull’idrogeno, su scala locale e regionale. Tali esperienze sono ritenute infatti strumenti fondamentali per anticipare il cambiamento, sia per l’ovvia necessità di sperimentare in scala ridotta le diverse soluzioni proponibli, che, ed anzi soprattutto, per mettere in moto fin da ora i necessari processi di riconversione.

In tale scenario va inquadrato l’intervento della Regione Toscana, che in modo lungimirante ha posto l’accento sulla opportunità di sfruttare i punti di forza del proprio territorio per avviare appunto una sperimentazione di “filiera”, cioè l’attivazione in scala locale di tutte le componenti di un sistema di mobilità basato sull’idrogeno.

I punti di forza della Toscana, ed in particolare dell’Area costiera, sono infatti molteplici. Scorriamone rapidamente i principali.
Una buona disponibilità di fonti rinnovabili, con le quali diventa possibile produrre idrogeno senza emissioni, rendendo così la filiera “pienamente sostenibile”: oltre al geotermico, vi sono zone ad alta densità di energia eolica e vi è l’ottimo potenziale “solare” caratteristico del nostro Paese.
La presenza di grandi aziende del settore chimico, potenziali produttrici di idrogeno. Le raffinerie dell’ENI di Livorno e la Solvay di Rosignano sono esempi di aziende che gestiscono processi produttivi almeno in parte riconvertibili verso l’idrogeno.

La presenza di vaste competenze nella ricerca tecnologica del settore. A Pisa è nato ed ha sede il Forum Italiano dell’Idrogeno, centro di dibattito e promozione degli studi di filiera, dal quale sono partite le iniziative che hanno portato l’Italia ad essere il primo Paese europeo a dotarsi di una normativa sulla sicurezza dei sistemi per la distribuzione dell’idrogeno. A Pisa, nei laboratori universitari di Ingegneria, motori ad idrogeno hanno “girato” fin dai primi anni ’80, mentre più recentemente hanno visto la luce scooters ad idrogeno basati su “pile” che usano l’idrogeno come combustibile.

A Pontedera, nei Laboratori del Polo S.Anna-Valdera, si sperimentano sensori di nuova generazione per la sicurezza dei sistemi per la distribuzione e l’utilizzazione dell’idrogeno.
La presenza di importanti realtà industriali legate alla produzione di veicoli. Non solo la Piaggio, che come grande azienda produttrice di motori ha ovviamente anche strategie proprie nel settore idrogeno, ma anche molte realtà dell’indotto e le aziende della componentistica automobilistica del livornese, possiedono know-how tecnologici importanti, utilizzabili nel progetto. Vi sono inoltre aziende come la ILT di Pontedera, che da anni realizza sistemi per produzione e distribuzione di idrogeno e che ha contribuito a realizzare un primo impianto pubblico di distribuzione in collaborazione con AGIP.

Da ultimo, non è da sottovalutare la disponibilità degli Enti locali e della Società SAT (Aeroporti Toscani) a collaborare alla sperimentazione su flotte di veicoli e sistemi di distribuzione, nonché l’impegno della Società Pontech di Pontedera per il coordinamento ed il project management delle attività della filiera.

Il Progetto “Filiera Idrogeno” ha l’ambizione di trasformare questo insieme territoriale di assets di grande pregio in un sistema coordinato ed efficiente, in movimento accelerato verso le tecnologie sulle quali si fonderà la mobilità del futuro.
Saranno condotte sia ricerche di base sulla produzione e sulla combustione dell’idrogeno, sia ricerche tecnologiche su sistemi e componentistica, arrivando alla sperimentazione di veicoli a idrogeno con diverse concezioni.

Saranno due le principali linee di attività della “squadra” dei partners, che coinvolge 5 Dipartimenti dell’Università di Pisa e la Scuola Superiore S.Anna.
La prima riguarda la messa a punto di veicoli con motori endotermici trasformati per poter funzionare efficientemente utilizzando idrogeno (eventualmente miscelato con altri gas) come combustibile. In questo campo vi sono notevoli margini di miglioramento rispetto alle tecnologie attuali, in particolare per quanto riguarda i sistemi di iniezione e controllo dei motori.
La seconda linea di attività riguarda i veicoli elettrici alimentati con celle a combustibile che utilizzano idrogeno per produrre energia elettrica in modo assolutamente pulito. Qui le sfide riguardano il miglioramento del rendimento e dell’affidabilità delle celle, nonché l’abbattimento dei costi.
Il Progetto è poi caratterizzato da attività trasversali a tali linee di ricerca, che riguardano: l’elaborazione di proposte per la produzione sul territorio di idrogeno “pulito”, i sistemi di accumulo dell’idrogeno a bordo dei veicoli, la sensoristica necessaria per controllare gli apparati e renderli sicuri, la sperimentazione di prototipi, lo studio dell’impatto economico ed ambientale per il territorio, il contributo alla messa a punto di normative per l’omologazione di componenti e sistemi.
Insomma, tutto ciò che serve per portare i risultati delle ricerche dai laboratori all’utilizzazione stradale.
A conferma della sua rilevanza si sottolinea infine che il Progetto ha già suscitato manifestazioni di interesse da parte di attori importanti del sistema nazionale dell’Energia e dei Trasporti: Trenitalia, ENEL Ricerca, Solvay Chimica Italia, Consorzio Italcertifer, solo per citarne alcuni.

* Emilio Vitale è il preside della facoltà di ingegneria dell´università di Pisa

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