[20/02/2007] Aria

Ue, accordo dei ministri per obiettivi post-Kyoto

ROMA. «E’ positivo che i ministri siano riusciti a trovare un accordo unanime almeno sull’obiettivo del 30% di riduzione di emissioni da proporre a livello internazionale, resta però un po’ poco ambizioso il 20% di riduzione unilaterale europea che rischia di compromettere la leadership della Ue nella lotta ai mutamenti climatici». Così Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente commenta le decisioni emerse dalla riunione dei ministri dell’ambiente Ue a Bruxelles sugli impegni dell’Europa per la riduzione delle emissioni dopo il 2012.

Polonia, Ungheria e Finlandia inizialmente si sono opposte al target del 20% proposto come posizione europea unilaterale dalla maggioranza degli Stati membri, e hanno chiesto il riconoscimento delle loro specificità nazionali nella “ripartizione degli oneri”.
Il Consiglio si è impegnato a tenere conto di queste richieste quando si tratterà di definire i criteri di ripartizione nazionale per i cosiddetti “burden sharing”, per la fase post 2012.
«E’ di sicuro un bene – aggiunge Della Seta - che il governo italiano abbia sostenuto l’obiettivo più ambizioso, ora però questa buona volontà si traduca anche in un’applicazione nazionale decisamente più rigorosa che consenta al Paese una vera svolta nelle politiche energetiche”.

Per Pecoraro Scanio (Nella foto), il Consiglio dei ministri dell´ambiente dell´Ue «ha rilanciato l´Europa come soggetto motore della battaglia mondiale per il cambiamento climatico. Questo deve incoraggiare - ha detto - anche le svolte che si annunciano negli Usa, soprattutto nel Congresso americano, e i primi segnali della Cina e dell´India di aderire». Per Pecoraro Scanio quindi, se l´Ue rilancia con forza l´obiettivo strategico di salvare il pianeta da un cambiamento climatico catastrofico «probabilmente siamo credibili nell´ ottenere che tutti i paesi del mondo aderiscano».

Intanto è corsa ai biocarburanti in Europa dell´Est, dove stanno aprendo nuovi impianti di produzione. Il più grande, in Ungheria, dovrebbe partire a maggio, con una produzione prevista di 50.000 tonnellate all´anno dal 2008, ma anche in Slovenia e´ in progetto l´apertura di un impianto. Ogni nazione sta valutando l´ipotesi di ridurre le importazioni di petrolio, anche perché il biodiesel sembra un’opportunità per l´economia interna e per le esportazioni.

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