[14/02/2007] Comunicati

Ricerca, la sostenibilità non si merita i fondi?

LIVORNO. Il prossimo 23 febbraio sarà presentato al Consiglio dei ministri il regolamento della nascitura Agenzia di valutazione del sistema universitario nazionale, che avrà appunto il compito di valutare qualità, efficacia ed efficienza delle attività didattiche e di quelle di ricerca, sia nelle università che negli enti di ricerca. Sulla base di queste valutazioni si dovrebbe poi decidere se quella ricerca ´merita´ o ´non merita´ i soldi.

Sull’argomento abbiamo intervistato Lucio Bianco, professore di ingegneria all’università Tor Vergata di Roma e direttore del dipartimento di Ingegneria dell’impresa.

Professore, perché c’è bisogno dell’Anvur? Come sono state valutate fino a oggi le attività di ricerca?
«Diciamo che finora i finanziamenti sono stati sostanzialmente assegnati dal ministero, visto che le decisioni venivano prese da commissioni di nomina diretta. Già col precedente governo di Centrosinistra fu creato il Civr, comitato indirizzo valutazione della ricerca, al quale il successivo ministro Moratti allargò ulteriormente i compiti di valutazione. Anche in questo caso però il comitato è nominato dal ministero e naturalmente ci sono conflitti di interesse: l’attuale presidente del Civr è per esempio Franco Cuccurullo che è pure rettore dell’università di Rieti.
Alla fine della scorsa legislatura gli onorevoli Modica (ora sottosegretario) e Tocci presentarono un progetto di autorità per la valutazione, che il governo Prodi ha invece trasformato in agenzia. Ma al di là della forma, è importante il fatto che sarà formata da persone terze sia rispetto alla comunità scientifica sia rispetto al governo. Nel decreto collegato alla finanziaria si parla esplicitamente anche di incompatibilità che potrebbero essere anche allungate rispetto alla durata dell’incarico nell’Anvur».

Quali sono i compiti dell’Anvur?
«L’agenzia deve in generale valutare tutto ciò che è finanziato con soldi pubblici: valutare quindi le università sia per la didattica che per la ricerca, ma anche valutare i risultati dei finanziamenti pubblici affidati all’industria. Con l’istituzione dell’Anvur inizia anche in Italia la costruzione di un sistema di valutazione ex post secondo standard internazionali che andrebbe completato con un sistema di valutazione ex-ante ed in itinere per l’allocazione delle risorse che vengono assegnate su base competitiva».

E quali sono i criteri di valutazione?
«I criteri se li darà l’agenzia stessa sulla base degli standard internazionali ormai ampiamente riconosciuti, per esempio gli indicatori bibliometrici cioè la quantità delle pubblicazioni, o quella dei brevetti. Le variabili sono moltissime e la ricerca è da sempre molto difficile da valutare perché dopo 10 anni ti puoi accorgere che gli effetti previsti sono stati completamente disattesi».

Il principio della sostenibilità è considerato oggi tra i criteri di valutazione della ricerca in Italia e all’estero?
«Per quello che ne so io attualmente no. Le valutazioni vengono fatte valutando la qualità scientifica dell’attività, ma siccome questa agenzia è un fatto nuovo potrebbe in effetti essere preso maggiormente in considerazione, pur non essendo esplicitamente previsto nel decreto».

Lei personalmente non ritiene che anche la ricerca, come per esempio sta facendo addirittura l’economia (vedi il rapporto Stern), dovrebbe assumere la sostenibilità come principio a priori su cui confrontarsi per costruire le sue attività e prendere le sue decisioni?
«Io ritengo che un discorso del genere sulla sostenibilità vada fatto in sede progettuale, cioè su specifici progetti. Se per esempio ho un progetto sull’energia affidato a un laboratorio industriale dovrebbe essere fatta una valutazione ex ante per stabilire i risultati attesi e una valutazione ex post per verificare per esempio che non abbia consumato più risorsa di quella che ho ottenuto. Ma la sostenibilità non credo possa essere assunta a priori, perché il compito di base resta la valutazione della qualità della ricerca».

E se le dicessi che una ricerca non sostenibile non potrà mai essere di qualità?
«Non sono d’accordo perché ci sono indicatori standard a livello internazionale riconosciuti ormai da tutti. Comunque sarà l’agenzia che stabilirà i propri criteri di valutazione sulla base di linee guida elaborate dal ministero e quindi non è escluso che sia inserito anche il principio della sostenibilità».

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