[09/02/2007] Rifiuti

La commissione Ue spiega il pugno duro sugli ecoreati

BRUXELLES. Con una lunga nota la Commissione Europea spiega perché ha presentato la bozza di direttiva con inasprimento delle pene per gli ecoreati: la Commissione ricorda che finora, tra direttive impugnate, sentenze della corte di Giustizia Europea, annullamento della decisione quadro del Consiglio del 2003, non si è mai riusciti a trovare un accordo in materia.

La nuova direttiva prevede quindi un elenco di reati ambientali gravi, per lo più già contemplati dalla decisione quadro annullata: trattamento, trasporto, esportazione o importazione illeciti di rifiuti, compresi i rifiuti pericolosi; commercio illecito di specie minacciate; commercio o uso illeciti di sostanze che riducono lo strato di ozono; funzionamento illecito di un impianto in cui sono svolte attività pericolose o in cui siano depositate sostanze o preparazioni pericolose.
E specifica che «nella maggior parte dei casi la punibilità di determinate attività dipende dal fatto che esse arrecano (o rischiano di arrecare) un grave pregiudizio alle persone o all´ambiente».

Quindi per esempio non potrebbe più ripetersi, senza dure sanzioni, il caso del cargo Probo Koala che nel 2006 ha scaricato circa 500 tonnellate di rifiuti tossici ad Abidjan, in Costa d´Avorio. Ed anche tragedie come quella della fuoriuscita di diossina a Seveso del 1976 rientrerebbero nel campo della direttiva. Invece «la fuoriuscita di petrolio non è esplicitamente esclusa dalla proposta ma verrà contemplata da una proposta distinta, che sarà presentata nel corso dell´anno, diretta a modificare la direttiva 2005/35/CE relativa all´inquinamento provocato dalle navi e all´introduzione di sanzioni per violazioni».

La direttiva vuole colmare le «ampie disparità tra gli Stati membri nella definizione dei reati ambientali e che in molti Stati membri i livelli delle sanzioni sono insufficienti. Ad esempio, per quanto riguarda il commercio di specie minacciate, il rapporto tra il valore più basso e il valore più alto dell´importo massimo della sanzione varia da 1 a 348. La proposta adottata dalla Commissione mira ad assicurare un livello minimo di tutela penale dell´ambiente in tutta l´Unione europea».

Vengono istituiti uno standard comunitario minimo per definire i reati gravi contro l´ambiente ed un sistema di responsabilità penale e pene simili per tutte le persone giuridiche. La proposta faciliterà inoltre la cooperazione tra gli Stati membri in tutti i casi in cui il reato ambientale abbia implicazioni transfrontaliere.

Per la detenzione si prevedono tre durate di pena « correlate all´elemento psicologico (intenzionalità o negligenza grave) e alle circostanze aggravanti del caso. Per i reati più gravi è prevista la reclusione di almeno 5 a 10 anni».

Tre livelli anche per le sanzioni pecuniarie sulla base dei valori minimi e massimi adottati dal Consiglio nella decisione quadro 2005/667/GAI sulla repressione dell´inquinamento provocato dalle navi: importo non inferiore a 300 mila euro e non superiore a 500 mila euro, non inferiore a 500 mila euro e non superiore a 750 mila; non inferiore a 750 mila euro e non superiore a 1 milione mezzo di euro.

La Commissione non vuole con questo armonizzare completamente la legislazione penale degli Stati membri «ma a prendere solo quelle misure a livello comunitario che risultano necessarie per garantire l´attuazione efficace della politica ambientale».

Gli Stati membri dovranno attuare la direttiva entro 18 mesi dalla sua adozione e comunicare le rispettive normative di attuazione alla Commissione.

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