[08/02/2007] Rifiuti

Come (e quando) il pugno duro dell´Ue sugli ecoreati sarà applicato in Italia?

BRUXELLES. Prendiamolo per quello che è; un segnale, anzi un ottimo segnale. Ma la bozza di direttiva europea «per la protezione dell’ambiente attraverso la legge penale» che dovrebbe inasprire le pene (fino a 10 anni di reclusione e 1,5 milioni di multa) è solo un primissimo passo verso la sua reale applicazione nei singoli paesi europei.

Nel merito nulla da eccepire sulla proposta che identifica nove reati (per esempio l’immissione nell’ambiente di materiale radioattivo, lo scarico di scorie, il traffico illecito di rifiuti, fino all’uccisione di esemplari di specie protette e al deterioramento di habitat protetti), ma c’è da chiedersi quanto tempo trascorrerà appunto, dal momento in cui sarà adottata dall’esecutivo comunitario (domani), passando poi a consiglio , europarlamento per essere infine adottata dai singoli Paesi, dopo l’approvazione definitiva, in un massimo di 18 mesi. Pena l’iscrizione di una nuova procedura d’infrazione, che in Italia sta assumendo sempre più al connotazione di prassi rispetto al caso limite.

Al 31 dicembre 2005 l’Italia “vantava” già la leadership europea per procedure di infrazione avviate per la non corretta applicazione delle direttive europee, ben 52, seguita da Spagna (45), Irlanda (30), Portogallo (25), Grecia (23) e via dicendo.

Allora il punto è che un’iniziativa del genere, buona in sé, assume significato sulla base del come e del quando sarà recepita nei singoli Paesi. E la storia insegna che politiche di repressione possono funzionare laddove il sostrato culturale si permea di civismo da una parte, quella dei controllati, e di un’armatura tecnologica e giurisprudenziale dall’altra, quella dei controllori.

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