[01/02/2007] Comunicati

Australia, la sfida elettorale si gioca a Kyoto

LIVORNO. Gas serra e cambiamento climatico sono al centro della battaglia politica per le elezioni del rinnovo del parlamento australiano che ci sarà quest´anno: il governo conservatore del primo ministro John Howard (Nella foto) sostiene il ricorso al carbone "pulito" ed al nucleare, il partito Laburista, il più grande dell´opposizione, chiede energie rinnovabili e la ratifica del protocollo di Kyoto che Howard, alleato di ferro di Bush, si rifiuta di firmare, anche se l´Australia è uno dei maggiori produttori procapite di gas serra ed emissioni di biossido di carbonio del mondo.

In uno studio commissionato dal governo del New South Wales e reso noto mercoledi, il Commonwealth scientific and industrial research organization (Csiro) ha reso noto che le temperature medie nella più grande città australiana, Sydney, aumenteranno di circa 5 gradi durante i prossimi 65 anni: dalla media corrente di 26° C si dovrebbe passare a 31°C entro il 2070, con conseguenze devastanti, comprese 1.300 nuove morti all´anno causate dal caldo, l´annientamento della specie animali e vegetali in pericolo, scarsità d´acqua e aumento dei già devastanti incendi spontanei.

Ma, dopo avere analizzato una serie di modelli climatici, la Csiro ha anche detto che l´impatto potrebbe essere maggiore nelle periferie lontane dalla costa che hanno già temperature medie di 35° C e spesso superiori a Sydney, dove le massime potrebbero aumentare di circa 7 gradi. Come conseguenza le morti per calore tra gli ultasessantacinquenni aumenteranno dalla media corrente si 176 all´anno a 1.312 entro il 2050 ed entro il 2070 Sydney potrebbe avere periodi lunghissimi di siccità: per nove anni su dieci invece che per tre su dieci come accade oggi.

«Tali tendenze – si legge nel rapporto Csiro, che è il gruppo scientifico "di fiducia" del governo australiano - inoltre aumenterebbero l´evaporazione, le onde termiche, i venti estremi ed il rischio di incendi». Le temperature più calde previste avrebbero effetti significativi sull´ecosistema intorno a Sydney, minacceranno la sopravvivenza di alcune specie di piante e gli animali che se ne alimentano, l´aumento del livello del mare potrebbe distruggere gli habitat naturali di molte specie.

Già oggi l´Australia è il continente abitato più asciutto del mondo e sta affrontando la siccità più grave da quando esistono dati di rilevamento delle temperature nella grande isola.

Ma il primo ministro Howard continua a dire che il trattato di Kyoto prevede un taglio troppo rapido delle emissioni di anidride carbonica che danneggerebbe l´economia dell´Australia e darebbe un vantaggio competitivo troppo forte a Cina ed India, che non sono limitate dal trattato e sono un vero incubo politico-economico per l´Australia.

Howard sostiene che ridurre le emissioni di gas del 30% entro il 2030 costerebbe all´Australia intorno ai 75 miliardi di dollari australiani (45 miliardi di euro).

A sostegno delle teorie di Howard arriva un rapporto della Energy Supply Association of Australia che rappresenta le aziende energetiche, che ha suggerito di aumentare le centrali elettriche a carbone, il retrofitting e l´energia nucleare per bloccare l´anidride carbonica e come scelta migliore per ritardare le emissioni. «La risposta è un´enfasi più grande su carbone pulito e su energia nucleare – ha confermato Howard - È la cosa più semplice e fattibile per far funzionare le centrali elettriche in questo paese, invece che l´energia del vento e solare».

Non la pensa come lui il primo ministro dello stato del New South Wales, il laburista Morris Iemma, che ha definito il rapporto Csiro «una lettura spaventosa» e ha risposto al primo ministro conservatore che il governo federale "su questi problemi non può più mettere la testa sotto la sabbia».

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