[29/01/2007] Comunicati

Legambiente e Wwf: «Anche l´Onu dice che è l´uomo la causa principale del riscaldamento del pianeta»

ROMA. A Parigi si è aperta la sessione del gruppo di lavoro dell´Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), che si concluderà il 2 febbraio con la presentazione del quarto rapporto sul clima.

Per Roberto Della Seta (Nella foto), presidente nazionale di Legambiente «la responsabilità dell´uomo nell´alterazione degli equilibri climatici è fuori di dubbio. Non uscirà nessuna buona notizia dal quarto rapporto sul clima dell´Onu, secondo le anticipazioni, ma la conferma di questa certezza. Il clima che cambia è una drammatica realtà, che già provoca danni alla salute, alla sicurezza, al benessere delle persone Sono le emissioni di anidride carbonica, la causa principale di questi sconvolgimenti e derivano in larga misura dalla combustione di petrolio, gas e carbone. Proprio questa responsabilità impone alla comunità internazionale un repentino cambio di rotta. Non si tratta di una minaccia per il futuro ma di un processo in corso».

La riunione di Parigi è commentata anche dal direttore scientifico del Wwf Italia Gianfranco Bologna: «Nel giro di pochi mesi si sono susseguiti rapporti autorevoli, il nostro Living Planet Report, il documento del consigliere economico di Tony Blair, Nicholas Stern, il rapporto della direzione ambiente della Commissione europea ora il rapporto dell´Ipcc e il grido d´allarme lanciato è lo stesso: il Pianeta non è più in grado di sostenere la pressione delle attività umane. Occorre una drammatica inversione di tendenza perché i cambiamenti climatici sono processi già da tempo in atto, che richiedono scelte politico- economiche da intraprendere subito».

E se l´Africa è il continente più martoriato dalla desertificazione e dalla siccità, un report di Legambiente evidenzia che «anche l´Italia, che si trova ai margini meridionali della zona temperata, è uno dei più colpiti dalla rottura degli equilibri climatici, come evidenzia. Negli ultimi vent´anni le temperature medie in Italia sono cresciute di 0,4 °C al Nord e di 0,7 °C al Sud. Nell´estate del 2003, per la prima volta a memoria di statistiche meteorologiche, le temperature medie estive misurate nella stazione di Pisa hanno eguagliato o superato quelle delle stazioni collocate lungo la sponda sud del Mediterraneo. Arrivano malattie importate dall´Africa, animali e piante tropicali attaccano la nostra biodiversità, si intensificano alluvioni e siccità, compaiono le prime aree semi-desertiche».

Gli ambientalisti presentano dati sull´impatto dei cambiamenti climatici sulla vita degli italiani.

Il primo e più diretto danno sanitario dei cambiamenti climatici fu l´aumento della mortalità del 14,5% n occasione dell´ondate di calore dell´estate 2003, con 4/5 gradi soprala media stagionale. Nel 1970, l´Italia fu dichiarata dallìOms area libera dalla malaria, ma negli ultimi anni aumentano i casi in aree che fino a pochi decenni fa erano altamente malariche, probabilmente a causa di una stabilizzazione degli aumenti di temperatura. Stanno rapidamente crescendo i casi di leishmaniosi viscerale umana, infezione trasmessa da piccolissimi insetti che per effetto dei mutamenti climatici prolungano i periodi di attività e colonizzano territori finora immuni. Si osserva un aumento dei casi di encefalite trasmessa da zecca, concentrati soprattutto in Veneto.

Gli animali soffrono di malattie tipicamente africane: come la bluetonge dei ruminanti, presente dal 2000 in Toscana, Sardegna, l Lazio,Basilicata, Sicilia e Calabria.
Negli ultimi 60 anni l´Italia è stata colpita da 6 grandi alluvioni autunnali, 4 concentrati negli ultimi 15 anni, e da 6 i periodi di grave siccità, quattro dopo il 1990 e «l´intensificarsi degli eventi meteorologici estremi, alluvioni e siccità – dice Legambiente - è proprio una delle principali conseguenze attese dai mutamenti climatici». Avanza il deserto e l´inaridimento del suolo legato alla cementificazione e all´eccessivo sfruttamento agricolo del suolo, al dissesto idrogeologico ma anche ai cambiamenti del clima: un terzo del territorio italiano è hio desertificazione, con punte di oltre l´80% in Sardegna, Sicilia e Puglia.

Il 20% delle specie di pesci del Mediterraneo è "importata" e anche specie ltro fenomeno in crescita è il rapido spostamento verso nord degli areali di diffusione di specie indigene che risalgono dal Mediterraneo meridionale verso il Tirreno ed il Mar Ligure.

«Manca meno di un anno al fatidico inizio della fase attuativa di Kyoto (che prende il via il 1° gennaio del 2008) – dice Della Seta - e l´Italia si trova a dover abbattere non più il 6,5 ma il 18,7 % dell´inquinamento prodotto nel 1990. Da quando il protocollo è stato firmato nel 1997, le emissioni prodotte in Italia, infatti, sono considerevolmente aumentate, giungendo oramai a un clamoroso più 12,2%. Il settore che in assoluto continua a incidere di più sull´inquinamento da gas serra è quello dell´uso di combustibili fossili per la produzione di energia, compresi i trasporti. Serve una decisa conversione a U. Serve promuovere l´efficienza energetica e spingere le energie pulite come il solare e l´eolico, insieme ad altre misure come il disincentivare il trasporto su gomma. Questa è la direzione giusta e su questa via bisogna accelerare, o i costi sanitari, sociali, ambientali per la collettività finiranno presto fuori controllo»

Intanto il Wwf annuncia il 1° febbraio presenterà a Parigi il progetto "Climate Saver" insieme a 12 grandi gruppi industriali "amici del clima" «per ribadire che uno sviluppo sostenibile è fortemente legato alla possibilità di innovazione, competitività e ottime performance economiche e che salvare il Pianeta si può, partendo da una massiccia riduzione delle emissioni di CO2 e dal rispetto del Protocollo di Kyoto».

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