[24/01/2007] Comunicati

A Davos cambia l´equazione del potere, anche per l´ambiente

LIVORNO. Apre oggi il World economic social a Davos con un titolo “Come cambia l’equazione del potere”, che lascia intravedere quanto di fatto è già stato anticipato alla vigilia del vertice dei big dell’economia planetaria: ovvero che di fronte alle problematiche sociali ed ambientali che affliggono il pianeta la politica è un passo indietro rispetto all’economia.

Non è un caso che uno dei temi centrali dell’appuntamento svizzero sarà infatti quello dei cambiamenti climatici, con 17 appuntamenti previsti. Mentre le uniche proposte innovative a riguardo che ha fatto Bush, ieri nel suo penultimo intervento sullo stato dell’Unione, sono state quelle di introdurre l’obiettivo di tagliare il 20% dei carburanti entro il 2017 (non riducendo l’uso della auto ma ricorrendo a carburanti alternativi) e raddoppiando comunque le riserve petrolifere degli Stati Uniti.

Potremo dire che questa volta “il gigante non ha partorito nemmeno il topolino”! Non mettendosi cioè nemmeno in linea con quanto alcuni degli Stati americani, quali la California o il Massachussets, stanno già praticando e non accogliendo nemmeno in maniera tangenziale quanto si propongono di fare dieci multinazionali che negli Usa hanno il chief management e che assieme alle principali associazioni ambientaliste americane hanno dato vita ad una lobby, con l’obiettivo di incidere sulla politica riguardo ai temi del cambiamento climatico.

E certo le misure previste da Bush nel piano Twenty in Ten annunciato ieri, sono assai poca cosa rispetto agli obiettivi richiesti da questa neonata partnership tra corporations e ambientalisti di tagliare le emissioni di anidride carbonica del 30% in 15 anni. Quello che emerge dall’intervento di Bush quindi non fa che rafforzare l’immagine che da Davos affiora, ovvero che è il capitalismo il protagonista dei temi che dovrebbero invece spettare alla politica.

E’ un segnale inquietante e che deve far riflettere e che accomuna paradossalmente l’ovattato appuntamento che si apre nella rinomata e iper-esclusiva cittadina svizzera al variopinto e chiassoso appuntamento che si chiude domani nell’inferno di Nairobi. Forum paralleli e contrapposti dove però il tema cui si cerca di dare risposta – ovviamente con diverse soluzioni – è comune: come mettere mano agli squilibri tra Nord e Sud del pianeta, come frenare la povertà e i cambiamenti climatici che questa non fa che aumentare, come trovare una via di uscita ai problemi che stanno portando il pianeta ad un rovinoso declino.

Ed è paradossale che mentre si cerca di trovare delle risposte possibili dai due estremi opposti della società, dal fronte della politica non si batte (se non timidamente) un colpo. Una riflessione che varrebbe la pena di porsi in maniera più stringente di quanto invece non avvenga.

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