[22/01/2007] Consumo

Rischi della globalizzazione: dalla Cina i thermos all´amianto

LIVORNO. Trovato amianto nei thermos cinesi. La notizia arriva dal ministero dello sviluppo economico, direzione generale per l’armonizzazione del mercato e la tutela dei consumatori. «Sul territorio nazionale – scrive il ministero in un comunicato - , in particolare in negozi di articoli casalinghi ma anche presso supermercati, sono offerti in vendita thermos sia per liquidi che per alimenti, con all’interno una parete termica in vetro specchiato. Nei thermos è stata riscontrata la presenza di una pasticca, di forma circolare e di colore biancastro posta come distanziatore del doppio involucro in vetro, contenente amianto. Questa pastiglia è visibile ad occhio nudo».

«La notizia – prosegue - è stata portata all’attenzione del Ministero dall’associazione Federconsumatori e contestualmente nell’ambito del sistema comunitario di allerta tra gli Stati dell’Unione europea sulla sicurezza dei prodotti (c.d.Rapex) da parte della Germania. E’ stata immediatamente attivata una azione di controllo del mercato, in collaborazione con il Ministero della salute, competente per il tipo di rischio cui è esposto il consumatore. Infatti, in Italia è vietata la commercializzazione e l’importazione di prodotti che contengano, anche solo come componenti interni, amianto, sostanza notoriamente dannosa per rischio cancerogeno».

«Numerosi – aggiunge - i sequestri condotti dai Nas e dalle Asl competenti che a seguito di verifiche tecniche hanno confermato la presenza di amianto nella pasticca distanziatrice. Purtroppo molti di questi thermos, tutti di provenienza cinese, sono privi di marca e vengono immessi sul mercato da importatori vari. Al momento sono stati individuati come importatori: Tescoma srl, operante in provincia di Brescia; Viscio Trading Gruppo Casa di Roma; Creare Italia srl in provincia di Venezia; Gicos di Reggio Calabria; Galileo SpA in provincia di Roma; General Trading SpA in provincia di Taranto; Sais srl in provincia di Roma; Arnoldo Redanelli sas in provincia di Milano.

«Il volume delle importazioni, – spiega ancora - davvero significativo, connesso al tipo di rischio cui è esposto il consumatore, ha determinato, da parte del Ministero, l’attivazione di due notifiche nel sistema Rapex. Lo scopo è stato quello di portare all’attenzione di tutti i Paesi dell’Unione europea il problema, in maniera tale da allertare non soltanto il consumatore italiano ma tutti i cittadini comunitari. Attraverso i contatti che così si avvieranno con gli altri Stati sarà possibile capire l’entità reale del fenomeno e definire, di conseguenza interventi mirati ed efficaci. E’assai prevedibile che molti altri saranno i soggetti individuati nel corso delle operazioni di controllo del mercato come importatori.

I consumatori che abbiano acquistato thermos che rispondono ai dati evidenziati sono invitati, perciò, a: maneggiare il prodotto con cura evitando accuratamente ogni possibilità di rottura; riportare il prodotto presso il punto vendita dove è stato effettuato l’acquisto; in caso di rottura accidentale porlo in un sacchetto chiuso senza manipolare assolutamente la pastiglia di cartone distanziatrice contenente amianto, perché potrebbero liberarsi fibre di amianto dannose per inalazione e avvisare la competente azienda municipalizzata di zona ai fini del corretto smaltimento».

Il mistero chiude con una noto molto importante: «Si vuole rassicurare, comunque il consumatore che il thermos, ove resti integro, non provoca alcun danno per la salute, rimanendo la componente di amianto confinata all’interno del prodotto e quindi non destinata ad entrare in contatto né con gli alimenti, né con il consumatore stesso».

In tempi di globalizzazione, quindi, non bastano le leggi nazionali per essere al sicuro. In Italia, infatti, l’uso dell’amianto è vietato dal 1992. In questo senso, invece, il regolamento Reach, recentemente approvato da Bruxelles, sulle sostanze chimiche prevede che non sarà più consentita in Europa la circolazione di sostanze (prodotte o importate in quantità superiori a 10 tonnellate/anno per produttore) non registrate e prive di documentazione sui relativi rischi per salute e ambiente e sulle relative misure di prevenzione necessarie per evitarli.

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