[22/01/2007] Comunicati

Social Forum, alla ricerca concreta di ´un altro mondo´

LIVORNO. Iniziato sabato con la marcia da Kibera, la più grande baraccopoli africana, il settimo world social forum andrà avanti a Nairobi sino al 28 gennaio. Il corteo, che ha dato l’avvio alla manifestazione, si è snodato per 3 chilometri lungo le strade di Nairobi. Attraversando e portando con sé tutte le contraddizioni della città africana dove a fianco di grattacieli e moderni palazzi stile occidentale, convivono baraccopoli e fogne a cielo aperto, dove a fianco dei businessman in giacca e cravatta, vagano ragazzi con attaccato alla bocca il tubetto di colla da sniffare.

Dove sembra quasi un paradosso che la più grande scoperta fatta nel campo della medicina siano le fognature e l’acqua potabile, come rivela un articolo del British Medical journal riportato oggi su l’Unità, quando le malattie virali per assenza di farmaci adeguati fanno più vittime della guerra. Quaranta milioni di morti per il mancato impegno a dedicare il 15% del bilancio alla sanità: è l’accusa che l’arcivescovo Desmond Tutu scrive in una lettera agli stati africani.

Al quale risponde con un appello analogo Wangari Marthaai, premio Nobel per la pace, e con un’altra denuncia Salil Shetty, responsabile della campagna Obiettivi del millennio, che sottolinea come l’Italia abbia promesso di destinare in aiuti sanitari lo 0,7 del pil, e che poi ne abbia spesi meno del Ghana e del Mozambico.
Quello dell’accesso ai farmaci e della prevenzione delle malattie è senz’altro uno temi cardine dei lavori del world social forum, iniziati da domenica allo stadio Karasani di Nairobi: 1.200 incontri organizzati dai più vari soggetti della società civile mondiale, contenuti in un programma di ben 27 pagine e dislocati in circa 120 sale e salette. Più di 400 strutture, tra stand, tendoni, gazebo, banchetti per ospitare le iniziative cui parteciperanno gli oltre 80.000 delegati iscritti. Nutrita la delegazione italiana, oltre 500 tra organizzazioni non governative, gruppi, associazioni e rappresentanti di enti locali e regioni, impegnati in iniziative di cooperazione decentrata.

E proprio dall´incontro di sabato sera della delegazione italiana sono emersi alcuni dei temi più importanti della discussione di questi giorni: il debito, la lotta all´Aids, la guerra nel corno d´Africa, l´ambiente, l´accesso all´acqua potabile, la desertificazione. Ma anche gli accordi di partnership economica che l´Europa vuole imporre e che rischiano di far saltare le ultime difese delle economie del sud dall´invadenza delle merci del nord. E poi i centri di permanenza temporanea finanziati dall´Europa per fermare in Africa il flusso dei migranti. Una novità di questo settimo forum mondiale sarà il fatto che da tutti questi temi in discussione, dovranno uscire, alla fine delle giornate di confronto, decisioni comuni su campagne globali e iniziative mondiali parallele affinché le azioni del movimento sociale mondiale riescano a contare su azioni politiche concrete.

Obiettivo, questo trascurato nelle edizioni precedenti, più impegnate a far emergere il valore di scambio di esperienze che non ad assumere decisioni collettive. Novità interessante che fa emergere la necessità di trovare uno sbocco concreto alle attività di questi appuntamenti mondiali, che hanno avuto il grande merito di portare alla visibilità globale le contraddizioni del pianeta e hanno contribuito a spezzare la concezione del pensiero unico dominante. Ma che sino ad ora poco hanno ottenuto per raggiungere l´obiettivo della costruzione di “un altro mondo”.

Mentre le cronache di questi giorni richiamano all’estrema urgenza di mettere mano alle politiche necessarie per poterlo fare. A livello locale come a livello globale. E’ importante quindi che proprio dall’Africa, dove maggiore è il peso degli squilibri sociali e ambientali dell’attuale modello di sviluppo e dove le conseguenze di questo sviluppo ricadono con beffarda potenza, ci si ponga il problema di stringere su obiettivi concreti.

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