[19/01/2007] Aria

Legambiente: paesi africani prime vittime dei cambiamenti climatici

LIVORNO. I cambiamenti climatici sono all’ordine del giorno anche del Social Forum di Nairobi. Al quale parteciperà pure Legambiente che oggi richiama fortemente l’attenzione di tutti sulle terribili conseguenze derivanti proprio da questi mutamenti sulle popolazioni africane. E lo fa attraverso il suo direttore Francesco Ferrante.

«Il numero dei fenomeni meteorologici estremi – dice il direttore di Legambiente - è aumentato su scala planetaria, e, parallelamente sono cresciuti gli spostamenti di persone costrette ad abbandonare le loro terre a causa di eventi siccitosi che, nel caso dell’Africa, hanno e avranno un sempre più rilevante impatto sull’ambiente e sull’economia. È il segno più evidente del pericoloso intreccio tra povertà e cambiamenti climatici».

«I deserti - continua Ferrante - ricoprono circa un quinto della superficie terrestre, e il maggiore impatto si osserva in Africa, dove deserto o terra arida occupano due terzi del continente: a causa dell’espansione dei deserti, sono state sfollate più di 10 milioni di persone negli ultimi 20 anni».

Dei 36 Paesi più poveri nel mondo 29 sono nel Continente nero con i 2/3 della popolazione che vive, sopravvive, in una situazione di assoluta povertà. «Nelle regioni desertiche la carenza di cibo e le malattie – incalza il direttore generale– minacciano più di 2 miliardi di persone. Le tempeste di sabbia causano febbre, tosse e infezioni agli occhi, soprattutto nei bambini. La mortalità infantile è 10 volte più alta che nei Paesi industrializzati: 54 bambini su 1000 non arrivano ai cinque anni di età. Se la comunità internazionale non prende seriamente i rischi che corriamo a causa dei cambiamenti climatici, molto presto gli effetti ambientali potrebbero essere anche più preoccupanti degli effetti sociali».

E intanto anche in Italia continuano i segnali consistenti dei cambiamenti climatici. E la notizia arriva dalle Alpi, dove è stato registrato un aumento della temperatura di 1,2 gradi negli ultimi 100 anni. I dati sono stati forniti dal progetto europeo ALP-IMP (Multi-centennial climate variability in the Alps based on Instrumental data, Model simulations and Proxy data), al quale ha partecipato il gruppo di Climatologia storica dell´Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (Isac) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Bologna.

Il progetto ha raccolto i dati meteorologici degli ultimi due secoli in una vasta regione europea centrata sulle Alpi, e le prime elaborazioni hanno mostrato un aumento della temperatura che negli ultimi 100 anni è stato in media di 1,2 gradi. I risultati dell´analisi dei dati, anche se ancora preliminari, confermano oltre all´aumento della temperatura, anche un aumento della pressione atmosferica di 1,1 millibar, mentre le precipitazioni diminuiscono al Sud e aumentano a Nord.

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