[19/01/2007] Urbanistica

Pit, Praa e parchi

PISA. La Regione ha approvato i due voluminosi documenti che dovranno fare da guida alle politiche territoriali e ambientali della toscana sottoposte negli ultimi mesi ad un vaglio critico molto vivace. Si è detto che così si chiude anche il tormentone Montichiello considerato una eredità del passato che ora non potrebbe ripetersi.

Qualcuno ha espresso al riguardo qualche dubbio ritenendo che ai sindaci sia stata lasciata ancora troppa briglia. Ma il punto vero è un altro. I due piani delineano degli obiettivi generali che per essere realizzati si affidano ovviamente a degli strumenti. Come conferma anche la vicenda nazionale per questo non bastano gli strumenti della pianificazione ordinaria di cui sono titolari stato, regioni ed enti locali. Vi sono obiettivi a carattere ambientale strategici che riguardano territori che non seguono i confini amministrativi ‘ordinari’; è il caso delle aree protette e dei bacini idrografici.

La vera anomalia di Montichiello è che gli interventi si sono fatti in un’area protetta (Anpil) che esiste sulla carta, ma che non ha ‘gestito’ alcunchè perché virtuale. Serve come marchio come i cipressi ma non come strumento effettivo di programmazione e gestione. Ma di questo non ha parlato e non parla nessuno. Ora bisogna chiedersi in toscana ( ma vale anche per le altre regioni come abbiamo visto in un vivacissimo dibattito a Pisa del Centro studi Giacomini pochi giorni fa) che ruolo debbono avere le pianificazioni ‘speciali’ per conseguire quegli obiettivi fissati dal Pit e dal Praa.

Insomma all’Elba dove finora hanno operato più magistrati che pianificatori il piano del parco dovrà avere un ruolo strategico fondamentale o no? O si pensa che è preferibile trastullarsi intorno a ipotesi tipo; facciamo un solo comune?
C’è un documento piuttosto recente dell’Irpet sulla montagna toscana ben fatto e ricco di dati in cui però manca qualsiasi cenno alle aree protette. Nel Casentino, sull’Appennino Tosco-Emiliano, in Alta Val di Cecina, sulle Apuane i parchi non avranno alcun ruolo per il rilancio della montagna?

Quando si parla di paesaggio, di biodiversità, di agriturismo, di prodotti di qualità, di pesca sostenibile, di inquinamento dei fiumi parchi e bacini non hanno una funzione strategica? Sono stati ricordati giustamente gli ‘angeli del fango’ per il quarantesimo dell’alluvione di Firenze e la messa in sicurezza dell’Arno ma della sua gestione e ruolo ‘ambientale’ si è parlato assai meno.
Ecco, sono questi alcuni punti non adeguatamente chiariti specie dal Pit. Già la legge del sul governo del territorio del 2005 non aveva risposto adeguatamente a questa esigenza. Vogliamo rimediare?

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