[16/01/2007] Comunicati

Chernobyl, Legambiente: stop accoglienza bambini e via a nuovo progetto

LIVORNO. Nell’anno del ventennale dell’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl e dopo 13 anni e oltre 25.000 bambini ospitati, Legambiente pone fine al progetto di accoglienza e risanamento in Italia dei bambini di Cernobyl. La notizia è stata ufficializzata oggi a Roma, nel corso di una conferenza stampa.
La volontà di Legambiente è quella di dare, da una parte, un forte segnale di discontinuità verso la politica dell’accoglienza in Italia e, dall’altra, di continuare nei progetti di cooperazione, di responsabilizzazione e di risanamento in loco, portando avanti e rafforzando le richieste di intervento specifiche alla comunità internazionale. Legambiente sceglie di intervenire sulle cause di quella che, a vent’anni di distanza, rimane una gravissima emergenza ambientale, mettendo ancora di più al centro del proprio agire i diritti delle bambine, dei bambini e di tutte le popolazioni coinvolte, loro malgrado, in questo disastro e nelle sue conseguenze.

Ma, dopo aver accertatole criticità correlate ai progetti di ospitalità dei bambini di Chernobyl, manifesta l’esigenza di approfondire il ragionamento su questo percorso.
Sono 298.000 i bambini residenti in zone contaminate della Bielorussa che avrebbero diritto a progetti di risanamento sul territorio nazionale o all’estero, per uno o due mesi all’anno a seconda del livello di contaminazione del luogo di residenza.

Nell’anno 2005 solo il 18,79% di questi bambini hanno beneficiato di un soggiorno all’estero, in questa percentuale sono quantificate le uscite/ingressi, che comprendono un numero consistente di bambini che hanno beneficiato di più soggiorni nell’arco dello stesso anno e che si ripetono negli anni successivi. Risulta pertanto evidente quanto sia elevato il numero di bambini che rimane escluso da qualsiasi programma di risanamento.

«L’iniziativa di accoglienza – ha spiegato Angelo Gentili, responsabile del Progetto Cernobyl - ha assunto in questi anni dimensioni davvero notevoli (soprattutto per quanto riguarda il nostro Paese rispetto al resto d’Europa: 25.000 ingressi di minori all’anno), spesso non controllate, che richiedono non solo serie considerazioni, ma interventi per garantire maggiore tutela ai bambini ospitati. Pur riconoscendo il valore solidaristico dell’ospitalità, soggettivamente motivato, occorre interrogarsi sulle ricadute per quanto riguarda le modalità e le finalità con cui questi progetti di accoglienza vengono realizzati. È importante attivare un percorso di verifica e controllo da parte delle autorità competenti del nostro Paese per garantire una maggiore tutela dei minori ed evitare dopo il caso di Genova nuove derive. Tanto più – conclude Gentili – perché assistiamo ad una progressiva deresponsabilizzazione da parte delle autorità locali ed un abbandono al loro destino delle vittime della contaminazione radioattiva».

La stima riguardo alle sostanze radioattive disperse nell’ambiente al momento dell’esplosione e del successivo incendio è di oltre la metà dello iodio e del cesio presenti nel nocciolo, più altri radionuclidi e gas radioattivi pari a una attività di 11 EBq, ovvero un miliardo di miliardi di Bequerel; In un’area della Bielorussia (il paese più colpito dal fall-out radioattivo) in cui vivevano oltre due milioni di persone, in pratica più di un quinto dell’intera popolazione, si registrarono valori di oltre 37 kBq/mq per la presenza di Cesio137. Più localizzata risultò la contaminazione da Stronzio 90, in circa il 10% del territorio, e del plutonio, in circa il 2% del territorio bielorusso.
Purtroppo la situazione a vent’anni di distanza da quell’incidente rimane pressoché immutata.

Abbandonare l’accoglienza non vuol dire chiudere il Progetto Chernobyl di Legambiente che ha sostenuto : «Il nostro intervento sarà quindi dedicato in forte misura ad un percorso di sostegno a distanza dei bambini di Cernobyl attraverso un periodo di soggiorno, risanamento e assistenza medica da fare in loco, in un’area non contaminata».

In questo modo i bambini avranno la possibilità di usufruire di un’ospitalità con gli stessi benefici a livello terapeutico e di aumento delle difese immunitarie del soggiorno in Italia e, nello stesso tempo, con un programma sanitario che permetterà di seguire i minori per tutto l’anno.
Il progetto futuro prevede anche il potenziamento degli interventi sanitari di prevenzione e diagnosi precoce, accompagnati da campagne di informazione e di educazione ambientale, alimentare e sanitaria per minimizzare o ridurre i rischi legati all’esposizione diretta o indiretta a isotopi radioattivi. Saranno anche proseguite le verifiche, i monitoraggi ambientali e quant’altro necessario per inquadrare e definire correttamente le attuali conseguenze e le reali necessità di intervento.

Ma l’azione di Legambiente non finisce qui. Il Senatore Francesco Ferrante si farà promotore di una mozione parlamentare che impegnerà il governo sia a rivedere la politica di accoglienza dei bambini di Cernobyl in Italia, garantendone una maggiore tutela, che a continuare il lavoro di stimolo alla comunità internazionale, per ottenere garanzie sulla messa in sicurezza del reattore di Chernobyl (che presenta oggi rischi di un collassamento) e sull’avvio di interventi tesi alla salvaguardia della salute delle popolazioni esposte alle radiazioni emesse in seguito a quella catastrofe.

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