[12/01/2007] Energia

Imprese: chi innova e chi conserva?

LIVORNO. Nonostante la lettura del documento redatto dalla Commissione europea indichi che gli interventi previsti per ridurre sensibilmente i rischi di danni ambientali irreversibili prodotti dai cambiamenti del clima, siano nei fatti un prezzo basso da pagare rispetto ai benefici che se ne ottengono (leggi altro articolo di greenreport.it su questo argomento), i detrattori continuano a sparare contro.

Oltre all’Unice (la confindustria europea) che ha cominciato a tuonare contro i provvedimenti, ancor prima della loro presentazione, previsti dal piano della Commissione Europea, oggi "spara" dalle pagine de Il giornale, anche Paolo Granzotto.

Rispondendo alla lettera di un lettore, scettico sull’effettiva responsabilità dell’attività antropica sui cambiamenti climatici, il giornalista coglie l’occasione per ribadire che l’applicazione del protocollo di Kyoto (per altro considerato inutile quanto ripulire il lago Maggiore da una confezione di Lysoform) comporterà un aumento complessivo dei costi di gas, carburanti, elettricità e quindi andrà a colpire direttamente l’industria, con conseguente «perdita di posti di lavoro e una sensibile riduzione del pil e quindi del generale tenore di vita».

Ma non tutta la parte industriale sembra essere d’accordo, tanto che proprio dal settore della produzione elettrica viene la notizia di un patto tra 14 aziende (tra le maggiori) del settore, che vogliono puntare volontariamente su piani industriali e di investimento che minimizzino l’impatto sul riscaldamento del pianeta.

Già il nome dell’etichetta che le raggruppa, è esplicativo: 3C, ovvero Combating climate change. Delle 14 aziende fa parte anche l’Enel, che per bocca del suo amministratore delegato Fulvio Conti, ha spiegato qual è la mission di 3C: «siamo un gruppo di aziende che vuole aiutare ad affrontare il problema del riscaldamento climatico in due modi: combattendolo in modo più efficace, con investimenti in nuove tecnologie e cercando di sfruttare questo tipo di sviluppo in un vantaggio competitivo». E sulle posizioni assai contrarie dell’Unice, Conti pur concordando sul fatto che vi possano essere degli svantaggi iniziali nel perseguire obiettivi unilaterali, ha però sottolineato che: «ogni shock esterno può provocare a un sistema avanzato anche una spinta verso l’innovazione che potrebbe rivelarsi benefica nel lungo periodo».

Ed ha richiamato alla necessità di colmare la asimmetria esistente a livello europeo, nella regolazione del mercato tra i diversi Paesi, richiamando alla necessità di creare -l´ha già fatto l’Italia- un regime di liberalizzazione, nel comparto energetico.

Necessità di una riforma del mercato energetico europeo che è invocata anche dall’eurodeputato Guido Sacconi, per far nascere nuovi attori del sistema, in particolare «produttori di energia verde».

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