[10/01/2007] Consumo

L’istruzione per combattere la povertà

TORINO. Per ridurre la povertà è necessario ridefinire il ruolo dell’istruzione e della formazione per ridurre la povertà, a dirlo sono l’Agenzia Ue per lo sviluppo delle risorse umane e la Fondazione europea per la formazione professionale (Etf) che opera in 28 paesi partner dell’Unione Europea (futuri Stati membri, Europa sud-orientale, Europa orientale e Asia centrale e regione mediterranea) e che ha sede a Torino. «Per uscire dalla povertà la gente ha bisogno di competenze specifiche. Imparare a leggere e scrivere non basta» si legge in una nota della Etf che raccomanda «di dare maggiore risalto allo sviluppo delle competenze quale strumento per ridurre la povertà».

Per Muriel Dunbar, direttore della Fondazione europea per la formazione professionale «la semplice alfabetizzazione non basta a garantire un lavoro con un reddito sufficiente. L’istruzione di base deve comprendere conoscenze e competenze fondamentali, sempre più necessarie per le nuove imprese private che si lanciano in economie di transizione».

Per questo Agenzia e Fondazione hanno presentato una relazioner su “sviluppo delle competenze per ridurre la povertà” che riguarda i paesi poveri o impoveriti ai confini dell’Unione europea, dell’ex Ursss o nel bacino del Mediterraneo «in alcuni dei quali, come in Moldavia, Armenia, Tagikistan ed Egitto, più di un terzo della popolazione vive con meno di due euro al giorno – dice Muriel Dunbar - È un’enorme sfida per l’Europa e bisogna aiutare le scuole professionali ad attuare il giusto sviluppo di competenze che permetta alle famiglie di collegarsi al mercato del lavoro e di uscire dal loro stato di povertà».

Sviluppando il patrimonio delle risorse umane, l’Etf contribuisce a fornire condizioni di vita migliori ai cittadini dei paesi partner, concorre a ridurre l’analfabetismo, la povertà e la criminalità e contribuisce a creare rapporti stabili tra l’Ue e i suoi vicini, diminuendo la pressione del fenomeno migratorio, incrementando le opportunità di scambi commerciali ed offrendo maggiore sicurezza occupazionale in Europa.

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