[09/01/2007] Rifiuti

La destra ecologista, gli Usa e l´ambientalismo antropocentrico

LIVORNO. Lo sapete di chi è colpa se l’Italia è inquinata? Degli immigrati, anzi «del ministro Pecoraro Scanio, dei comunisti e dei no global che approvano ogni volta le leggi per far venire più immigrati in Italia; e però si vorrebbero ecologisti. Per assecondare i loro terzomondismi peggiorano invece, incoerenti, il carico vitale, e inquinante, dell’Italia già pessimo».

Virgolettato testuale, tratto dall’articolo pubblicato oggi sul Giornale e intitolato “Ma l’ecologismo non è di sinistra”. La firma è di Geminello Alvi, economista, che prima di giungere a questa vetta, aveva pure cercato, in qualche modo, di giustificare una paternità di destra nell’ecologismo, o almeno di convincere la destra a far proprio l’ecologismo (magari quello antropocentrico di cui parla Matteoli), spiegando che «la destra sarebbe libera da alcune incoerenze ipocrite della sinistra. Non è il momento che anche il Polo faccia dell’ambientalismo uno dei suoi punti di forza? Tra l’altro potrebbe farlo con assai più coerenza della sinistra».

L’esempio su cosa Alvi intenda per coerenza l’abbiamo purtroppo già detto. Prima invece aveva citato Malthus «che biasimò la crescita della popolazione spropositata alla crescita del cibo», i comunisti della Germania dell’est «che distrussero le coltivazioni biologiche impiantate secondo i metodi di Rudolf Steiner», «il dispotismo comunista che sta rovinando l’equilibrio millenario tra la Cina sovrappopolata e il suo ambiente» fino ad arrivare agli esempi positivi, come David Cameron «il leader dei conservatori inglesi che esibisce passioni ecologiste» «e persino la testa di Schwarzenneger». Come dire… ora tra gli ecologisti di destra manca solo la Cdl!

Ma a proposito dell’America, mentre il mondo attende di sapere quanti nuovi soldati Bush invierà in Iraq per arricchire le lobbies petrolifere (compresa probabilmente l’Eni) che si divideranno il 70% del petrolio iracheno, guardando all’agenda del nuovo congresso Usa a maggioranza democratica qualche sospiro di sollievo si riesce forse a fare: si lavorerà per costituire commissioni speciali sull’effetto serra e il cambiamento climatico, messa al bando di incentivi per lo sfruttamento dei suoli per le industrie petrolifere, incentivi all’uso dell’etanolo, criteri di efficienza per le auto, apertura di un fondo destinato a promuovere il risparmio energetico…

I risultati sono difficili da raggiungere, soprattutto in un paese come l’America. Ma almeno sono stati annunciati, e se ne comincia a prendere coscienza: il primo febbraio per esempio la commissione energia del Senato Usa discuterà di biofuels e del risultato che vorrebbe raggiungere il possibile futuro candidato democratico alla presidenza, Barack Obama: 60 miliardi di galloni l’anno di etanolo e biodiesel entro il 2030. Ma siccome nessuno può essere vergine alle contraddizioni (e verrebbe voglia di dire meno che mai gli americani), lo stesso senatore Obama vorrebbe il Coal to liquid fuel promotion act, per trasformare il carbone in carburante per autotrazione.

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