[09/01/2007] Energia

Chi (e come) consuma l´energia europea

BRUXELLES. Il Comitato economico e sociale europeo (Cese) nell’analizzare le opzioni energetiche per l’Unione europea ha fatto anche un quadro sullo stato e le prospettive dei settori di utilizzo dell´energia primaria, trasporti, riscaldamento ed elettricità. Vediamoli insieme uno per uno.

Per i trasporti dipendono quasi interamente dai combustibili liquidi derivati dal petrolio. L’unica alternativa di una certa consistenza è il trasporto elettrico elettrico su rotaie, mentre i mezzi pubblici su gomma utilizzano sempre di più il gas, ma ancora in maniera limitata. L’Ue ha tra i suoi obiettivi quello di sostituire benzina e diesel con i biocombustibili, per raggiungere il 5,75 % entro il 2010 e l’aumento del petrolio spinge ad un utilizzo di biocombustibili su vasta scala. Nel febbraio 2006 la Commissione Ue ha presentato anche un piano d´azione per la biomassa, il Cese avverte che «nel pianificare politiche di questo tipo, occorre tener conto di molti fattori, come ad esempio il bilancio energetico netto, gli scambi commerciali, gli aspetti finanziari, l´ambiente e le politiche agricole, nonché i costi per gli utenti. Altre questioni importanti sono la sicurezza e la continuità degli approvvigionamenti e l´impatto sugli usi alternativi della biomassa».

Per quanto riguarda gli avveniristici autoveicoli a celle a combustibile siamo ancora alla fase sperimentale ed attualmente sono molto più costose dei motori a combustione. Il problema è quale carburante utilizzare e la soluzione potrebbe venire dall’idrogeno prodotto con energie rinnovabili, gas naturale ed acqua tramite elettricità. L´elettricità può essere anche una delle alternative dirette, come dimostra la diffusione di autoveicoli elettrici ibridi. Ma, dice il documento del Cese, «non vi è alcuna soluzione rapida in vista per arrivare a un sistema di trasporto che faccia a meno del petrolio» e suggerisce nell’immediato di puntare più realisticamente sull’efficienza: «miglioramento della tecnologia dei motori e del carburante; automobili più leggere e veicoli per trasporto merci più efficienti; migliori trasporti pubblici, integrati da pedaggi stradali per l´accesso ai centri urbani; massimo spostamento del traffico verso le ferrovie e le vie navigabili, purché efficienti; lotta alla congestione del traffico, ad esempio attraverso orari di lavoro flessibili» ed anche pianificazione regionale e telelavoro.

In Europa il 40% dell’energia è utilizzata per riscaldare e raffreddare gli edifici ed in questo settore ci sono grandi margini di miglioramento dell´efficienza e risparmio energetico. Per riscaldarsi gli europei usano in prevalenza petrolio, gas e carbone e meno l’elettricità, mentre nel nord del continente si fanno strada le biomasse e nel sud l’energia solare. Per il raffreddamento a dominare è l´elettricità, ma stanno prendendo piede anche il teleraffreddamento da centrali di cogenerazione, ma sono le fonti di energia rinnovabili quelle più promettenti. Le biomasse potrebbero avere un utilizzo più ampio per teleriscaldamento e teleraffreddamento, magari combinate con la produzione di elettricità. Il geotermico ha un potenziale ancora quasi del tutto inutilizzato, mentre il solare è incredibilmente poco usato proprio nei paesi più vocati come l’Italia. Si sta invece affermando l’utilizzo di pompe di calore come fonte abbondante ed efficiente di energia rinnovabile. Ma la carta vera è quella da giocare al momento della realizzazione degli edifici con misure per aumentare la loro efficienza energetica. «a livello comunitario – suggerisce il Cese - bisognerebbe intervenire per sostenere lo sviluppo delle tecnologie e la condivisione delle conoscenze e delle migliori pratiche, nonché garantire il funzionamento del mercato interno per i relativi prodotti e servizi».

L’elettricità viene prodotta con carbone, gas, petrolio, energia idroelettrica, nucleare ed eolica e combustibili solidi non fossili come le biomasse. Le due altre tecnologia in sviluppo sono l´energia fotovoltaica e del moto ondoso. La maggior parte delle centrali energetiche europee è vetusta e dovrà essere sostituita, riconvertita o rinnovata molto in fretta, soprattutto quelle più grandi e che utilizzano combustibili fossili, o le nucleari. «Ciò offre – sottolinea il Cese - un´opportunità unica per compiere un grande passo in direzione delle fonti di energia senza carbonio riducendo nel contempo la dipendenza esterna, nonché per migliorare l´efficienza della produzione elettrica. Le misure per l´efficienza energetica possono essere adottate in qualsiasi punto della catena energetica: dalla tecnologia del combustibile e delle centrali alla progettazione ecoefficiente dei prodotti elettrici».

Innovazioni urgenti perché la domanda di elettricità sembra destinata ad aumentare e nell’Ue a 25 (e l’ingresso di Bulgaria e Romania apre ulteriori grandi problemi per la riconversione di centrali obsolete) si dovranno costruire 400-800 nuovi impianti per circa 400 GW solo per coprire l´aumento della domanda, nuove centrali per centinaia di GW dovranno essere costruite in sostituzione delle vecchie. Un problema che non è solo di investimenti, ma anche di impatto ambientale e sociale, come vediamo in Italia ogni volta che si parla di “carbone pulito”, rigassificatori, campi eolici.

Per l’Ue: «Centrali idroelettriche, nucleari o a combustione che utilizzano combustibili meno costosi come il carbone rappresentano l´opzione ottimale per il carico di base, laddove la domanda è stabile e continua». Per i carichi variabili, la scelta fatta è quella di idroelettrico e termico che permettono di regolare facilmente l´approvvigionamento, per carichi di picco si preferiscono impianti con bassi costi in capitale, ma spesso con alti costi di sfruttamento, come le turbine a gas. L´uso di altre fonti di energia non continua richiede comunque un approvvigionamento complementare e facilmente regolabile.

Ma le centrali elettriche saranno più efficienti solo con reti di trasmissione adeguate ed interconnesse ed il Cese suggerisce di «ottimizzare il sistema per non privilegiare la trasmissione a lunga distanza rispetto alla costruzione di nuove centrali laddove la domanda è elevata. Un´opzione da sviluppare è quella della produzione diffusa, preferibilmente attraverso la cogenerazione. In un mercato che funzioni correttamente, una gestione ben concepita della domanda potrebbe contribuire a ridurre i picchi di quest´ultima».

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