[04/01/2007] Energia

Nucleare che va, nucleare che viene

LIVORNO. Le due centrali nucleari ad uso civile più vecchie del continente europeo sono state chiuse con la fine del 2006, in Gran Bretagna (una nel Kent e l’altra nel Suffolk). Dopo aver prodotto energia elettrica per 40 anni, saranno adesso sottoposto a decommissioning, un processo che si valuta sarà completato nel 2110.

Ma per due che si chiudono altre ne entrano a far parte con l’allargamento dell’Europa a 27 che si è realizzato dal 1 gennaio con l’ingresso di Romania e Bulgaria, che hanno portato in dotazione tra l’altro centrali considerate tra le più a rischio per la mancanza di sistemi di contenimento secondario del nocciolo e di schermi di protezioni in caso di incidente. Centrali obsolete che si vanno ad aggiungere a quelle già in Europa per effetto dell’allargamento a 25.

E’ il caso dei reattori 1-4 di Bohunice (nella foto) e di quelli 1-2 di Mochovice in Slovacchia, di Dukovany 1-4 nella Repubblica Ceca, di Ignalina 1-3, in Lituania, di Kozlodui 1-4 in Bulgaria, e di Paks 1-4 in Ungheria. Ai fini della sicurezza nucleare la questione del contenimento è invece di primaria importanza.
Il contenimento primario, di norma, consiste in un contenitore d’acciaio nel quale si trova il nucleo del reattore. Il contenimento secondario, adottato in Europa occidentale alla fine degli anni ´60 è un edificio esterno di contenimento in cemento armato con lo scopo di evitare - in caso di incidente - il rilascio di materiali radioattivi nell’ambiente e di proteggere il nocciolo da eventi esterni (per esempio l’impatto di un aereo).

Quando nel 1992 al vertice G7 di Monaco si stabilì di mettere in atto un programma di azione multilaterale per migliorare la sicurezza nucleare nell’Europa orientale, l´industria nucleare occidentale colse l´occasione per sottolineare che il rischio nucleare non dipendeva dalla tecnologia in sé, ma solo dai sistemi di progettazione dell´Unione Sovietica: l’opinione comune fu che i reattori RBMK( quello di Cernobyl per esempio) fossero i meno sicuri. Ma anche i reattori VVER ad acqua pressurizzata soprattutto quelli della prima generazione (VVER 440/230, come le unità 1-2 di Bohunice in Slovacchia e le unità Kozlodui 1-4 in Bulgaria), vennero considerati ad alto rischio e come gli RBMK non modificabili e destinati quindi ad essere chiusi quanto prima.

A seguito dell´adozione del programma generale per l´allargamento dell´Unione, con l’ingresso di molti paesi dell’est, le istituzioni europee si trovarono di fronte alla necessità di garantire nuovi standard di sicurezza.
Se non fosse altro solo per l’alto numero di centrali che questi paesi si portavano in dote: 26 impianti per un totale di 79 reattori, di cui 39 con un tempo di vita che va dai 20 ai 30 anni, realizzati con le obsolete tecnologie sovietiche RBMK e VVER, e altri 9 in via di costruzione.

Il programma di ingresso stabiliva le tabelle di marcia per la chiusura di molte centrali e per la loro messa in sicurezza: 1998 per Kozlodui in Bulgaria, 2000 per Bohunice in Slovacchia e 2002 per Ignalina in Lituania. Ma la tabella di marcia, che doveva concludersi entro il 2009 ha già subito diversi slittamenti per la chiusura di alcuni impianti e ha concesso proroghe al periodo di vita dei reattori.

E’accaduto in Lituania e in Slovacchia, nonostante le pessime condizioni in cui versano gli impianti. Del resto sono più le ragioni economiche a prevalere che non le preoccupazioni sociali. I risultatati ottenuti dall’Unione europea in materia di sicurezza nei paesi dell’est (assai scarsi) sono legati principalmente agli ingenti finanziamenti concessi ai singolo stati dalla Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) che amministra il Nuclear safety Account, oltre ai finanziamenti stanziati per i programmi Pfare e Tacis (anch’essi programmi di sicurezza destinati ai paesi dell’est e dell’ex Urss) e per i prestiti Euratom.

Milioni di euro già stanziati ai paesi interessati per eseguire lavori di miglioramento, nell’attesa della chiusura definitiva, ai quali se ne sono aggiunti altri per le fasi di messa in sicurezza, di sistemi di notifica, di assistenza o emergenza in caso di incidente.

Da sottolineare che tutti i paesi che sono entrati nell’Unione europea che dispongono di energia nucleare sono esportatori netti di elettricità e nel loro bilancio energetico la quota relativa all’energia nucleare è aumentata, sia perché sono divenuti operativi nuovi reattori, sia perché sono state abbandonate o sospese altre fonti energetiche, sia perchè la modernizzazione dei relativi impianti è stata ritardata. Oggi, paesi come la Bulgaria, la Repubblica Ceca, la Lituania e la Slovacchia esportano energia elettrica, soprattutto verso i paesi dell´UE.

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