[02/01/2007] Comunicati

Ma i dati di Legambiente sono affidabili

Spett. redazione,
Ho visto oggi il vostro articolo sulla
contabilità ambientale che prende lo spunto dalle ultime due pubblicazioni uscite a cura de "Il sole 24 Ore" e "Italia Oggi", ambedue con un unico parametro di riferimento rappresentato da Ecosistema Urbano di Legambiente.

Intervenendo nel dibattito che dura da tempo, in generale, sulla obiettività dei giudizi sulle valutazioni ambientali e sulla scientificità degli stessi, osservo a margine un certo disappunto da parte vostra, sul fatto che non esista una vera e propria contabilità ambientale e che i giudizi si avvalgano delle sensazioni più che su dati oggettivi. Ebbeno io sono convinto che sia possibile contabilizzare molte cose in campo ambientale, ma che le sensazioni (o meglio le valutazioni e il ragionamento) siano molto più importanti del puro calcolo matematico e statistico. E´ perfino ovvia la difficoltà a contabilizzare il valore del Colosseo, del paesaggio dell´Elba o delle colline senesi, mentre forse è più facile stabilire che cosa è prioritario e quindi economicamente valutabile fra il flusso economico innescato dal permanere di un bel paesaggio rispetto al vantaggio monetario della vendita di un fabbricato/condominio/villetta che quel vantaggio economico usa una sola volta nel tempo.

Se sull´ambiente dell´Italia e sul suo arricchimento nei secoli, reggono alcune delle principali attività economiche del nostro paese quali l´agricoltura di qualità e le attività turistiche non massificate, appare indubbio agli occhi di tutti coloro che vogliono conservare questi patrimoni, che è necessaria un´azione di tutela e a volte di restauro. Più complicata appare la pretesa di "contabilizzare". Questa azione appare difficile anche per le contabilità vere e proprie come dimostrano i giudizi delle grandi compagnie internazionali che valutano le possibili affidabilità finanziarie dei bilanci degli stati o delle multinazionali. Mi pare che il maggior pregio di ecosistema urbano di Legambiente - che può avvalersi soprattutto di una rete primaria di osservatori sullo stato dell´ambiente invidiato anche da istituti "blasonati" - sia quello di riuscire a porre al centro dell´attenzione proprio lo stato dell´ambiente che rappresenta indiscutibilmente il più grande patrimonio del nostro Paese. D´altra parte sono piuttosto pesanti i problemi che appaiono anche sulla questione delle certificazioni o riconoscimenti.

Per stare sugli esempi concreti, capita che ci sia qualcuno (in questo caso Legambiente) che attribuisce una Bandiera Nera a S. Vincenzo, sulle cose non positive fatte sulla propria costa e che l´amministrazione risponda a muso duro dicendo che sta addirittura facendo la procedura EMAS. Poco importa che la nota e prestigiosa sigla notoriamente contrassegni non lo stato dell´arte ma solo le intenzioni e gli impegni che si assumono aziende e amministrazioni.

Impegni che possono poi essere conseguenti o meno. Casi di questo tipo non sono isolati, basti pensare che molte delle aziende più inquinanti richiedono di poter fare l´Emas. Ma cosa possono pensare i cittadini ignari? Di fronte a realtà che smentiscono le più altisonanti dichiarazioni/affermazioni di chicchessia, le persone normali possono solo pensare semplicemente che ci siano errori di valutazione quando non di peggio. Ancora: quale credito possono avere le certificazioni avallate o promosse da soggetti istituzionali ovviamente interessati ad accreditare che il prodotto del proprio territorio? E´ un po´ come avere un´oste che dichiara la bontà del proprio vino visto che ormai gran parte della promozione dei prodotti agroalimentari o turistici è affare degli enti pubblici. Ovviamente ci sono soluzioni a questi problemi che non sono perfette, ma utili. In tutti i paesi di tradizione e cultura anglosassone il giudizio affidabile è sempre affidato a terzi. La stessa Unione Europea, nelle cose che contano, esempio i Piani Regionali di Sviluppo Rurale, prescrive la consultazione dei cosiddetti "stakeholders" (i soggetti terzi interessati).

Naturalmente bisogna potersi affidare a soggetti interessati che abbiano una credibilità (e non accedano ad accomodamenti) per la loro azione, le affermazioni che fanno e la serietà del loro approccio. A questo si aggiunga la possibilità di conoscere le cose da valutare, elemento di cui Legambiente dispone grazie alla vastità e diffusione delle sue sezioni locali che esprimono i loro giudizi sulla base di riscontri diretti.

Per questo Legambiente è favorita in questa funzione e i suoi dati sullo stato dell´Ecosistema Urbano sono più affidabili di altri; la Guida Blu che realizza insieme al Touring Club è autorevole come la sua Ecolabel delle strutture ricettive e turistiche cui aderiscono centinaia di imprenditori nonostante che l´associazione non faccia propriamente promozione. Se due, fra i principali organi di stampa che si occupano di economia, hanno scelto di includere nelle loro pagelle valutazioni sullo stato dell´ambiente e hanno deciso di dare credito alle valutazioni fatte da Legambiente, ciò significa che vi è "in primis" un riconoscimento implicito dell´importanza dell´ambiente anche nel campo economico e, a seguire, il riconoscimento che le valutazioni di questa associazione rendono più credibili le pagelle che sottopongono ai loro lettori, pur con tutti i problemi che queste possono sollevare.

* Luigi Rambelli è presidente di Legambiente Turismo


Greenreport.it non intendeva criticare l´operato di Legambiente, perché se non ci fosse Ecosistema urbano probabilmente l´ambiente neppure comparirebbe in queste analisi sulla qualità della vita. Volevamo però rilevare che sul resto dei settori ci sono indicatori standardizzati riconducibili a parametri precisi, definiti da enti e istituti terzi (Inps, Inail, Istat, ecc.), mentre sull´ambiente gli indicatori sono frutto della buona volontà di un´associazione ambientalista. E tali dati vengono presentati insieme e sommati come se avessero una stessa logica e parlassero con la stessa lingua.
Per questo ribadiamo il nostro punto di vista: la sostenibilità ha bisogno di contabilità e la contabilità ha bisogno di indicatori, che non possono essere il solo frutto di pur encomiabili azioni volontaristiche ancorché empiriche.

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