[02/01/2007] Rifiuti

L´Arpat: Giusto e corretto interrare l´amianto

LIVORNO. Venerdì scorso greenreport ha dato in anteprima la notizia che nella discarica dell’ex cava Viti (tra Massa e Lucca) si sta lavorando per creare un modulo per l’amianto. Una notizia positiva perché in linea con il piano regionale che stabilisce appunto che ogni discarica abbia un modulo per l’amianto e/o per i rifiuti pericolosi. Casomai abbiamo osservato che l´approccio cominicativo fosse del tutto sbagliato. Come al solito ci si è mossi secondo la logica del "non svegliare il can che dorme".

E infatti, le reazioni, come previsto e prevedibile, sono state piuttosto critiche da parte di alcune forze politiche (Udc di Pietrasanta e An di Massa), ma anche di alcuni lettori. Che ci hanno chiesto lumi di esperti sull’effettiva opportunità di sotterrare l’amianto e sul fatto o meno che questa pratica sia dannosa per la salute. Ne abbiamo quindi parlato con un esperto, Gabriele Fornaciai, responsabile dell’articolazione funzionale Amianto dell’Arpat.

Dottor Fornaciai, è corretto e sicuro smaltire l’amianto sotto terra?
«L’amianto è un minerale e sotto terra torna a fare il minerale. Ovviamente non tutti i siti sono adatti, ci devono essere delle condizioni particolari e poi deve essere esclusivamente dedicata a questo tipo di smaltimento una parte della discarica. Non so, quindi, se la discarica di cui si sta parlando ha queste caratteristiche, ma in linea di principio è giusto che l’amianto si sotterri ed è previsto per legge».

Quindi è corretto e previsto per legge. Ma come sempre c´è chi si scatena e avversa la cosa. L’alternativa sarebbe dunque che l’amianto resti dov’è e quindi nelle scuole, nelle case, negli ospedali, nelle fabbriche ecc, e magari continuare a risarcire le vittime di questo stato di cose?
«Tutti si scatenano contro tutto purtroppo. Ma questo non è possibile. Quello che si deve capire è che qualunque materiale invecchia e diventa rifiuto e quando diventa rifiuto deve essere smaltito correttamente».

Lei diceva che il sito, per poter ricevere l’amianto, deve essere adatto. Se la discarica ex cava Viti proseguirà nell’iter per la realizzazione del modulo, chi stabilirà appunto se il sito è o non è adatto?
«Tutto dovrà essere approvato da una conferenza dei servizi che valuterà nel dettaglio le informazioni riguardanti la discarica. E tra i membri ci saremo anche noi dell’Arpat».

Ci sono altri metodi per smaltire l’amianto?
«I metodi sono due: o la discarica o la trasformazione. Della discarica si è già detto, per l’altro trattamento servono impianti adatti che modificano proprio la struttura dell’amianto trasformandolo in qualcos’altro che diventa materia prima seconda e che poi viene utilizzata per produrci un vetraccio nero. Una soluzione che ha costi elevati e un gran dispendio di energia perché nella trasformazione il processo avviane a temperature molto elevate».

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