[29/12/2006] Comunicati

Uscire dal ´900 per superare la contraddizione tra crescita e sostenibilità

LIVORNO. «Il nostro euro sarà la crescita». «Crescita e equità!». Gli obiettivi dichiarati da Romano Prodi (Nella foto) nella conferenza di fine anno per rilanciare la svolta che dovrà caratterizzare la politica di governo per il 2007. Per far questo chiede alla sua maggioranza: «coraggio, coesione e generosità».

E al centro della politica italiana dovrà esserci l’ambiente, a partire dal progetto per l’energia che prevede il risparmio energetico e l’uso delle energie rinnovabili e di una nuova politica edilizia, già anticipato dalle norme fiscali inserite in finanziaria.

Maggiore coesione nella maggioranza di governo è quanto auspica anche il governatore della Toscana Claudio Martini, che pone anche lui tra gli obiettivi delle politiche regionali del prossimo anno la «crescita nella qualità» e dello sviluppo non disgiunto però dai diritti e dalla solidarietà.

E se l’anno che verrà sarà per la Toscana quello dei cantieri da aprire a cominciare dall’Alta velocità e dal rigassificatore di Livorno per finire alla Tirrenica e alla Due Mari, per Prodi si dovrà mettere mano alla semplificazione burocratica per sveltire le pratiche per le imprese e «dare una scossa al sistema produttivo».

In estrema sintesi quindi la ricetta è quella di far ripartire il Pil, per garantire al paese la crescita giudicata necessaria anche per avere i fondi sufficienti per poter mettere mano alle politiche volte al risanamento e alla salvaguardia ambientale.

Una impostazione oggettivamente assai diversa e in piena discontinuità con le convinzioni che stavano alla base delle politiche del passato governo di centro destra per cui l’ambiente è considerato un tema da considerarsi assolutamente come riparatore dei necessari guasti prodotti dallo sviluppo. Basti ricordare a titolo di esempio, la legge obiettivo (del resto ancora vigente) che poneva come discrimine per la realizzazione di un opera la prioritaria sostenibilità economica rispetto a quella ambientale.

Ma è ancora un approccio, quello che caratterizza il centrosinistra, che soffre di una idea della crescita come panacea per lo sviluppo anche inteso in chiave ambientale. Come dire che è la crescita economica basata sulle teorie classiche, che si fondano sul paradigma meccanicistico, imperniato tra produzione e consumo, l’unica strada possibile per avere spazi e fondi per poter pensare anche alle politiche ambientali e per la redistribuzione delle risorse. Il famoso "trikkle down" (gocciolio) ben spiegato da Stiglitz nel suo ultimo lavoro sulla globalizzazione. Ergo, appunto, senza crescita non si può investire neanche sull´ambiente.

Sicuramente c´è un rapporto più dinamico, una impostazione più dialettica rispetto al centrodestra, ma si stenta a trovare la via maestra per produrre frutti nei tempi che le condizioni del paese (e del pianeta) esigerebbero: la sostenibilità (ambientale e sociale) quale criterio direttore per una nuova politica economica che esca, finalmente, dalle impostazioni novecentesche.

Sicuramente le istanze ambientali hanno trovato una collocazione in una postazione più dignitosa nell’agenda politica di governo e, di questo, va dato atto anche alla tenacia con cui il ministro dell’ambiente ( e gli ambientalisti della coalizione) tiene ferma la barra del timone, nonostante i tentativi di strambare che vengono ora da questo ora da quel collega di maggioranza.

Ma quanto sarà possibile tenere insieme il corno della crescita con i problemi ambientali? Quanto sarà ancora possibile rimandare la declinazione in politiche economiche strutturali della consapevolezza, che proprio da parte di economisti quali Stern, è ormai assodata della necessità di rileggere l’economia in chiave ecologica e non il contrario?

Per quanto ancora sarà possibile tenere insieme la contraddizione della necessità di far aumentare i consumi come chiave di rilancio dell’economia e porre al tempo stesso obiettivi ambiziosi di riduzione dei rifiuti, che in Toscana ad esempio vengono fissati in un meno 15% da qui a tre anni?

Per quanto sarà possibile tenere insieme il rilancio economico legato all’industria dell’automobile ( 58 ogni 100 abitanti) con la pressante necessità di diminuire il loro numero in città, ormai oppresse dallo smog e dove come unica misura di riduzione si ricorre ai blocchi programmati?

Per quanto sarà possibile evitare che l’impazzimento del clima per l’incessante aumento di Co2, faccia andar sotto non solo le isole dell’oceano pacifico ma anche le nostre città, prima fra tutte Venezia, se si continua a fare previsioni di riconversione a carbone delle centrali elettriche, e a puntare al ribasso anche nei piani di emission trading?

Insomma, parafrasando quanto ha detto il governatore Martini, ci piacerebbe che la politica studiasse di più, che dalla dialettica che contraddistingue in positivo il centrosinistra emergesse con più determinazione la consapevolezza che la vera svolta è quella tesa a mettere in maniera cogente la sostenibilità ambientale al centro delle politiche economiche, e che per questa strada si ottiene anche l’obiettivo, giusto e necessario, dell’equità sociale e della redistribuzione della ricchezza.

Greenreport si augura allora (e augura ai suoi lettori), che il 2007 sia l’anno in cui la svolta comincia a prendere questa direzione.

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