[28/12/2006] Parchi

Innalzamento del mare ed erosione costiera non riguardano solo le piccole isole

LIVORNO. Ritorna periodicamente, quasi come una notizia da festività estive ed invernali, il problema dell’innalzamento del mare e ci accorgiamo che il riscaldamento globale che da noi fa sbocciare i ciliegi in inverno, è un dramma concreto per i 40 piccoli Stati insulari e costieri dell’Alliance of Small Island States che riunisce isole del Pacifico, dell’Africa e dei Carabi dai nomi esotici e difficili da rintracciare sulla carta geografica, ma anche isole grandi come Cuba, Papua Nuova Guinea, e nazioni continentali come il Belize, la Guyana e la Giunea Bissau che vedono avanzare il pericolo per i loro arcipelaghi, barriere coralline, foci di grandi fiumi e basse pianure costiere. Ad esempio, è noto che se non si fossero intaccate e distrutte le foreste di mangrovia per far spazio a villaggi turistici e spiagge l’effetto dello Tsunami del 2004 sarebbe stato più ridotto in gran parte delle coste interessate.

Il caso dell’isola di Lohachara, cancellata dal reticolo di isole che dividono il delta del Gange dal Golfo del Bengala e l’ultimo episodio di un abbandono graduale davanti al mare che avanza inesorabilmente e che sta provocando migliaia di profughi ambientali e la probabile sparizione di piccoli stati insulari come le Vanuatu, Kiribati, Toukelau, Maldive, Marshall, e di ampie pianure fluviali del Bangladesh e dell’Egitto, fino a sommergere grandi aree di città costiere.

Il mare sale, il cuneo salino avanza, le popolazioni si trasformano in profughi: secondo l’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) entro il 2020 sarà necessario ridislocare almeno 160 mila persona a causa dell’innalzamento del mare e dell’erosione di tratti di costa. Ma per molti scienziati potrebbero essere molti di più perché il tasso di innalzamento del livello del mare nei prossimi anni sarebbe sottostimato.

Non sono solo gli atolli corallini dell’Oceania e le coste più basse ad essere a rischio perché all’innalzamento dei mari (ed all’opera dell’uomo) si accompagna l’erosione costiera che procede sempre più rapidamente. Ed è una cosa che non riguarda solo il poverissimo e sovraffollato Bangladesh ma anche la ricca Europa dove quasi il 20% delle coste sono a rischio erosione ed il mare si mangia 15 kmq. di terra ogni anno con costi di “mitigazione” e rinascimento di spiagge che nel 2001 erano valutati intorno a 3 miliardi e 200 milioni di euro. Fenomeni che da noi hanno solo parzialmente origini naturali e che dipendono soprattutto dall’urbanizzazione della fascia costiera, dalle opere di regimazione dei fiumi, dalla riduzione della vegetazione costiera.

In Italia si stimano 1.704 chilometri di costa in erosione e quasi 1.100 km di costa con protezioni artificiali, delle quali la metà è già in erosione, ed un’urbanizzazione entro una fascia di 10 km. dalla costa veramente preoccupante: il 74% del territorio, il più alto tasso di urbanizzazione costiera d’Europa ed uno dei maggiori al mondo. E se la Calabria è la regione messa peggio anche Toscana, Emilia Romagna, Puglia, Lazio Veneto e Liguria sono classificate a scala europea come ad alto rischio di erosione.

Secondo il recente studio “Lo Stato di salute dei litorali italiani” , curato da Enzo Pranzini, dell’università di Firenze, in Italia, su 7.465 km. di costa il 50% è costituito da 3.950 km di spiagge e 1.661 km di queste sono in erosione.

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