[08/02/2006] Energia

Chi ha paura dell´eolico cattivo?

LIVORNO. L’ U.E. ha promosso, due anni fa, una ricerca in tutti i 15 Paesi allora facenti parte dell’Unione, per stabilire l’atteggiamento dei cittadini nei confronti delle energie rinnovabili.

I risultati sono incoraggianti. La grande maggioranza dei cittadini europei è favorevole allo sviluppo delle energie rinnovabili.
Uno dei test sottoposti al campione intervistato chiedeva di associare un sostantivo a ciascuna forma di produzione dell’energia.
Il 76% degli intervistati ha associato all’energia eolica la parola “pulito”.
Segno che la percezione diffusa, soprattutto dai cittadini del Nord Europa, che hanno più familiarità con l’eolico, è quella di una energia “amica” e compatibile con lo sviluppo.
Questo ci insegna, credo, che la presenza di impianti eolici non è percepita come conflittuale con il paesaggio, ma ha una valenza positiva.

Per esempio, se verrà accolta la proposta di Legambiente per soddisfare i bisogni energetici dell’Elba con le fonti energetiche pulite, questa scelta potrà essere al servizio di un rilancio turistico fondato sulla naturalità e sulle bellezze dell’ambiente.
L’eolico quindi, se correttamente ubicato, non è un “male necessario” ma un “bene conclamato” anche per il turismo.

Insomma l’alternativa non è “o turismo o energia pulita” ma invece “energia pulita per il turismo” soprattutto se il target turistico a cui si aspira è quello di persone colte, capaci di apprezzare il buon cibo, l’ambiente ed anche, come ci dice la ricerca della U.E, la buona energia.

Certo, da noi, periferia dello sviluppo energetico dell’Europa, l’ignoranza gioca ancora a favore di chi vuole cavalcare le paure della gente. Il populismo ancora è una merce.
Per esempio ci sono ancora quelli che vanno ripetendo come gli impianti eolici producono rumori terribili, sibili e fischi che staccano le foglie dagli alberi.

Ricordo che sotto la più grande macchina eolica finora impiantata in Europa, a Nord di Amsterdam, insieme al Sindaco di Pontedera e due tecnici della Provincia di Pisa, eravamo tutti a chiedere di fare silenzio perché altrimenti non si sarebbe sentito il fruscio della macchina in funzione.

Lo stesso era accaduto quando, insieme ad un gruppo di amministratori e cittadini di Collesalvetti, andammo a visitare l’impianto eolico di Montemignaio, in Provincia di Arezzo.
Ma ormai la questione del rumore non è più un “punto di vista”. Tutti i Comuni hanno approvato una “mappa” delle rumorosità, che definisce il limte massimo delle emissioni sonore ammesse per ogni zona del territorio. L’eolico, come ogni altra attività, è obbligato a rispettare queste norme. Punto.

Quindi la rumorosità (peraltro pressoché inesistente) non è un problema, ma deve stare all’interno di norme che valgono per tutti.
Parimenti falsi sono tutte le paure diffuse sui campi elettrici o magnetici che le macchine eoliche diffonderebbero. Negli aerogeneratori infatti tutta la parte elettrica, compreso il trasformatore, è contenuta dentro la torre in acciaio che sostiene le pale e quindi, per effetto del principio noto come “gabbia di Faraday” nessuna emissione significativa, elettrica o magnetica, si ha all’esterno.
I campi elettrici e magnetici sono invece molto seri e potenti nelle vicinanze delle linee elettriche ad alta tensione, ma questo passa spesso sotto silenzio.

Oggi però la strategia contro le rinnovabili è più sottile. Oggi tutti gli amministratori, i partiti politici, i cercatori di voti, sono “totalmente favorevoli” allo sviluppo delle energie rinnovabili. Solo che ……
Solo che è una disponibilità “culturale” e “di principio”. Pochi sono quelli che davvero vogliono passare dalla propaganda ai fatti. Le motivazioni sono un condensato di contraddizioni.

Ci sono quelli che dicono “qui no, perché è una zona intatta e pregevole”. Altri, magari dello stesso partito invece cavalcano il “qui no, perché abbiamo già dato, questa è una zona già deturpata”. In un Comune della provincia di Livorno l’eolico è stato rifiutato sia su un crinale collinare sia sulla discarica dei rifiuti. Ma non vacilla in quegli amministratori la convinzione di essere degli ambientalisti a 48 carati. Come diceva Petrolini “tenetemi sennò faccio uno sfracello…”
Insomma è la vecchia storia della dissociazione tra i proclami ed il coraggio. E la lista si allunga.

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