[08/02/2006] Consumo

Duccio Bianchi: «L´efficienza è praticabile, la decrescita no»

Continua l´inchiesta di greenreport.it sui consumi degli italiani con l´intervista al rappresentante dell´istituto di ricerca Ambiente Italia, Duccio Bianchi.
Quasi tutte le analisi sulla fase economica del Paese concordano sul fatto che gli italiani si indebitano per mantenere lo stesso livello dei consumi degli anni scorsi. Qualcuno mette l´accento sul fatto che ci stiamo impoverendo, altri indicano l´insostenibilità di questo modello di produzione e dei consumi. Lei cosa ne pensa?
«Penso che siano vere entrambe queste considerazioni. Gli italiani si stanno impoverendo, soprattutto una fascia del paese, quella dei lavoratori dipendenti, quelli a monoreddito, i giovani al primo impiego precario e fuori sede. Complessivamente i dati ci mostrano una diffusa preoccupazione sul futuro, testimoniata dal fatto che c’è una maggiore propensione al risparmio, riducendo gli acquisti di beni importanti. Questa difficoltà però non determina meccanicamente la riduzione dei consumi ordinari: i cellulari si continuano a comprare ma si fanno per esempio meno viaggi, oppure si rimandano le spese delle ristrutturazioni o degli arredamenti.
Nello stesso tempo è altrettanto vero che quello attuale resta un sistema di consumi oggettivamente insostenibile. Anche perché in alcuni casi sono tipi di consumi che generano insoddisfazione: la macchina costa sempre di più mantenerla, le spese aumentano e contemporaneamente e genera inquinamento e stress da traffico».

La colpa è solo dei consumatori?
«Assolutamente no, c’è in generale forse la possibilità di consumi più intelligenti, come l’efficienza energetica nelle case, nelle abitazioni, scelte di consumo quotidiano. Una parte di queste scelte sono orientabili dal consumatore, una parte molto meno: per esempio gli imballaggi quasi sempre non lasciano alternative al consumatore. Occorre quindi incrociare un cambiamento culturale di stile di vita sostenibile, con politiche pubbliche di tipo normativo - con obblighi e standard - o politiche economiche con incentivi e disincentivi. Un caso esemplare in questo senso è il sistema italiano di tariffazione dell’energia elettrica: paghiamo poco consumando poco, paghiamo tanto se ne consumiamo tanto. E guarda caso il consumo di energia elettrica in Italia è meno della metà della media europea, con una crescita tutto sommato moderata».

Con l´avvento della società e dell´economia dell´informazione si è cominciato a prevedere (vedi Rifkin e altri) un´inerziale "dematerializzazione" delle produzioni e dei consumi e, come conseguenza, minori consumi di energia e di materia. Sembra proprio che stia accadendo il contrario, almeno per le quantità totali.
«Dipende da cosa s’intende per “dematerializzazione”. Se vuol dire che per ogni prodotto si impiegano meno materie prime, questo è sostanzialmente vero. Anche se forse in modo minore rispetto a come ci aspettavamo e a come poteva avvenire. Anche in questo caso però il là lo devono dare i comportamenti delle politiche pubbliche. Le telecomunicazioni hanno fatto ridurre la carta, ma finché nel pubblico non passa l’idea che è inutile avere copie cartacee di tutti gli atti, rimarremo a livello basso. Con il Comune di Sesto San Giovanni stiamo facendo un lavoro in questo senso e abbiamo visto la difficoltà culturale nell’apprendere comportamenti basilari, come per esempio utilizzare il fronte retro nella copiatura o stampare alcuni documenti con due fogli per pagina».

La strategia della UE per i rifiuti, fin dal V° programma sull´ambiente, è incentrata sul disaccoppiamento fra crescita economica e produzione di rifiuti.Il dato che emerge, invece, è l´aumento, ben oltre il PIL, dei rifiuti.
«E’ vero il disaccoppiamento non è avvenuto, anche se a parziale giustificazione potremmo dire che siamo in possesso di dati piuttosto incerti per le tante differenze far un paese e all’altro e anche all’interno di una stessa nazione: per esempio ancora oggi è difficile capire qual è un rifiuto urbano e quale non lo è. In Italia invece questo obiettivo è stato completamente ignorato perché sono mancate delle politiche dirette a questo. Faccio un altro esempio: in Germania e Austria le politiche hanno elevato i costi degli imballaggi e questi effettivamente sono stati ridotti considerevolmente, qua da noi invece non ci sono state politiche disincentivanti e così la riduzione degli imballaggi è stata minima. E’ abbastanza sconcertante il dato dei rifiuti, perché credo si tratti dell’unico caso di mancato disaccoppiamento: energia e acqua sono diminuiti in rapporto al valore della produzione, i rifiuti no, è stata ridotta solo la quantità smaltita senza alcun tipo di recupero».

La contraddizione fra la finitezza delle risorse e la pianificazione sistematica della crescita infinita dell´economia è da qualcuno considerata superabile attraverso il perseguimento della qualità delle produzioni e dei consumi, e da qualche altro, invece, è considerata irrudicibile se non attraverso l´obiettivo della "decrescita".
«Io penso che l’obbiettivo finale sia quello di garantire un adeguato benessere e di distribuirlo più equamente. Questo è possibile non attraverso l’impoverimento di qualcuno o la stagnazione, ma con un uso più razionale ed efficiente delle risorse., per le quali devono essere possibili tassi di maggiore produttività. Quindi ritengo che l’obiettivo di decrescita e di riduzione assoluta sia socialmente molto poco credibile e quindi non radicabile nella nostra società».

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