[15/12/2006] Consumo

Medicina omeopatica e antroposofica, possibile solo in Europa?

LIVORNO. Sono ormai diversi anni che esiste un animato dibattito sulle reali evidenze cliniche di efficacia dei farmaci omeopatici e la ricerca pubblicata un anno fa su Lancet – l’autorevole rivista di riferimento del mondo medico e scientifico - che riconosce all’omeopatia il solo effetto placebo, se da una parte ha reso il dibattito ancora più acceso, ha però avuto il merito di far emergere la necessità - ormai non più rinviabile - di affrontare il tema. E di affrontarlo in maniera corretta.

E’ questo il senso del Manifesto della medicina antroposofica in Italia, firmato da 52 associazioni culturali e pedagogiche, oltre che da 300 personalità del mondo della medicina, della scienza, della cultura, della politica dell’arte e dello spettacolo e che rappresentano in qualche modo quel milione di italiani che tra i circa dieci milioni che scelgono la medicina non convenzionale per curarsi, optano in particolare proprio per l’antroposofia.
Paragonabile all’omeopatia nell’approccio della cura che tiene in considerazione non l’organo ammalato, ma l’intero organismo, considera quest’ultimo nella sua sfera completa di emozioni, senzazioni, e reazioni, dando alla sfera emotiva tanto valore quanto a quella fisologica.

Il Manifesto è stato l’occasione per denunciare ancora una volta, il fatto che l’attuale normativa sui farmaci, anche per effetto della legge di recepimento della direttiva europea 2001/83, mette a rischio almeno la metà dei rimedi omeopatici e antroposofici sino ad ora presenti nel prontuario terapeutico e che quindi non potrebbero più essere acquistati in farmacia. Quando ormai invece i cosiddetti farmaci da banco si possono comprare al supermercato.
E non tiene conto del fatto che il ricorso alle medicine non convenzionali ha raggiunto oggi dei numeri ragguardevoli anche in Italia dove si fa sempre più pressante la richiesta da parte dei pazienti di avere trattamenti più centrati sulla persona e di maggiori informazioni e garanzie sulle medicine non convenzionali e su chi le pratica.

E´ importante allora garantire a questi cittadini il diritto di scelta terapeutica e contemporaneamente tutelarne la sicurezza, riguardo a chi li prende in cura. L’obiettivo dovrebbe essere quello di individuare un linguaggio comune che contribuisca a realizzare un´integrazione efficace tra medicina tradizionale e medicina alternativa. In molte regioni i piani sanitari già riconoscono le medicine non convenzionali a fianco di quelle allopatiche e in diversi ospedali – anche in Toscana- già esistono reparti che insieme agli antibiotici usano anche rimedi omeopatici
L’auspicio che viene anche da Giancarlo Buccheri- presidente della società italiana di medicina antroposofica- è che l’attuale governo nel mantenere l’impegno espressamente annunciato nel programma dell’Unione, e che si è dimostrato più aperto verso questi temi, affronti la discussione dei progetti di leggi vari finalmente una normativa di riferimento nazionale. Una legge che regolamenti le medicine non convenzionali e che sia in grado di rimettere ordine nel settore è ormai richiesto dai tutti i professionisti del settore , a partire dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e dalle società medico scientifiche, oltre che dai pazienti.

Una legge che metterebbe, tra l’altro, l´Italia al passo di altri paesi dell´Unione Europea, quali Francia, Regno Unito, Germania, Austria ove le medicine non convenzionali sono ormai da anni inserite ufficialmente e stabilmente nei programmi formativi universitari e riconosciute dai sistemi sanitari nazionali.

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