[14/12/2006] Urbanistica

Agricoltura: alla Toscana serve uno scatto, ma è ancora un modello da seguire

FIRENZE. Primo giorno della conferenza regionale sullo sviluppo rurale «Coltiviamo il futuro». Tanti i temi affrontati, con particolare attenzione rivolta a quella che in molti indicano come la nuova frontiera dell’agrcoltura: l’energia. Ovvero biomasse e diodiesel.
«Quello che vi propongo – ha detto l’assessore regionale all’agricoltura Susanna Cenni ai rappresentanti del mondo agricolo e rurale toscano presenti alla conferenza - è uno scatto in avanti, un colpo di reni complessivo di tutto il comparto per affrontare nel migliore dei modi questa fase di grande cambiamento. Vorrei che da questa assise emergesse soprattutto la consapevolezza che non possiamo vivere di rendita, che anche se abbiamo costruito in molti settori una posizione solida, questo non è ancora o non sarà, a breve, più sufficiente. Questa conferenza dovrà servire non solo a riflettere sui cambiamenti velocissimi e profondi che stanno avvenendo in Europa e nel mondo intero ma soprattutto a non farci cogliere impreparati e a reagire abbandonando, laddove esistano, posizioni difensive, presentandoci con rinnovata autorevolezza».


Agricoltura però, vuol dire anche concorrenza, in particolare con i Paesi emergento. «La nostra convinzione – ha proseguito - è che la competizione con i Paesi emergenti non potrà basarsi sui prezzi e sulla produttività fisica: non ci sono né le condizioni naturali né tanto meno quelle strutturali. La nostra sfida è quella di perseguire una competitività che scelga la diversità biologica e culturale rispetto all’omogeneizzazione, l’agroecologia rispetto all’abuso della chimica, la qualità rispetto alla quantità, la diversificazione rispetto alla specializzazione. E’ con questa attenzione alla qualità e alla tipicità su scala locale, che possiamo affrontare e superare le sfide di un mercato globalizzato».


Durante la conferenza è stato ricordato l’impegno della Regione Toscana sull’energia da biomassa. A partire dai 4 milioni di euro destinati nel 2006 alla realizzazione di impianti pubblici di teleriscaldamento (serviranno a riscaldare 1.300 abitazioni e 25 tra scuole, ospedali, uffici) e la promozione dell’avvio di esperienze analoghe sia nel settore pubblico che in quello privato con le apposite misure inserite nel prossimo piano di sviluppo rurale. L’obiettivo è quello di offrire agli agricoltori una opportunità di diversificazione delle proprie attività utilizzando ciò che normalmente sarebbe scartato: i residui dei tagli selvicolturali e delle potature e, in questo modo, creando anche delle nuove occasioni imprenditoriali all’interno della filiera legno: in seguito allo sviluppo del settore potrebbero infatti nascere imprese su tutta la filiera produttiva, dalla raccolta della materia prima sino alla gestione degli impianti.

Di grande interesse anche le relazioni fatte su due Paesi dalla storia e dalla tradizione totalmente diversa anche nel campo dell’agricoltura come la Cina e l’Olanda. A presentarli Federico Rampini, giornalista, scrittore ed esperto di economia asiatica, e Jan Douwe van Der Ploeg, docente di sociologia rurale dell’Università olandese di Wageningen.
Drammatico lo scenario tracciato da Rampini sulla Cina: 26 milioni di tonnellate di anidride solforosa disperse nell’atmosfera nel solo 2005; impiego del 26% di tutto l’acciaio prodotto in un anno nel mondo; 37% di tutto il cotone; 47% di tutto il cemento. Che porta a una situazione ambientale disastrosa e di “mele, pomodori, piselli e carciofi cinesi, irrigati con le acque più inquinate del pianeta, che oltre ad essere consumati su posto vengono esportati e arrivano sui nostri banchi del mercato”. “Di questa situazione – precisa Rampini – sono perfettamente consapevoli anche i cinesi, soprattutto il livello sociale medio alto che, un po’ per maggiore formazione culturale, un po’ per il fiorire di mode e status simbol, sono disposti a pagare a peso d’oro vini pregiati e frutta di importazione».

Diametralmente opposta la situazione dell’Olanda, presentata da Jan Douwe van Der Ploeg. In Olanda l’agricoltura biologica e le prodzioni di qualità stanno facendo passi in avanti enormi mosse dal presupposto che si debba investire per valorizzare ciò che non è importabile, vale a dire la tipicità, il paesaggio, le produzioni locali. “Recuperare il rapporto con la natura, scegliere la strada del biologico e delle bio energie – spiega l’economista olandese – permette di abbassare i costi e incidere in maniera positiva sull’economia nazionale. Se una società vuole aumentare la propria qualità della vita e vuole vincere le sfide della nuova economia globale, deve necessariamente investire in un’agricoltura di un certo tipo. Quello che era il modello ‘toscano’ ora è diventato tipico in tutta Europa e questo vuol dire che in Toscana è necessario andare oltre e approfondire questo metodo che fa della natura un vero e proprio capitale ecologico».

Al convegno è intervenuto poi il ministro all’agricoltura Paolo De Castro che ha gettato uno sguardo a 360 gradi sul mondo agricolo, italiano e internazionale. Lanciando una proposta: far diventare il modello agricolo toscano quello da seguire per l’Italia.

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