[11/12/2006] Parchi

L’Ue per la conservazione degli uccelli acquatici migratori afro-euroasiatici

BRUXELLES. L’8 dicembre è stata pubblicata sulla Gazzetta dell’Unione Europea la decisione del Consiglio, del 18 luglio 2005 sull’accordo per la conservazione degli uccelli acquatici migratori afro-euroasiatici che promuove misure di cooperazione internazionale per la conservazione di 235 specie di uccelli che, dal punto di vista ecologico, dipendono dalle zone umide almeno per una parte del loro ciclo annuale.

L’accordo parte dalla constatazione che «gli uccelli acquatici migratori costituiscono una parte importante della diversità biologica mondiale e, conformemente allo spirito della Convenzione sulla diversità biologica (1992) e dell’Agenda 21, dovrebbero essere conservati a beneficio delle generazioni presenti e future» e che ogni prelievo di uccelli acquatici migratori deve quindi «essere effettuato conformemente al principio dell’utilizzazione sostenibile, tenendo conto dello stato di conservazione della specie interessata sull’insieme dell’area di ripartizione nonché delle sue caratteristiche biologiche», visto che si tratta di specie «particolarmente vulnerabili poiché la loro migrazione avviene su lunghe distanze e sono dipendenti dalle reti di zone umide, la cui superficie diminuisce e che si degradano a causa delle attività umane non sostenibili, come sottolinea la Convenzione sulle zone umide d’importanza internazionale segnatamente come habitat degli uccelli acquatici e palustri (1971)».

Vastissima l’area interessata: tutta l´Africa, l´Europa e una parte dell´Asia, 60 milioni di chilometri quadrati che riguardano 116 Stati, dal Polo Nord verso gli stretti canadesi e poi al largo delle coste dell’Africa occidentale ed oltre l’equatore, fino ad oltrepassare il Capo di Buona Speranza ed a risalire tutta l’Africa orientale, per virare sull’Asia fino all’Altai occidentale,per poi proseguire verso nord fino alla costa dell’Oceano Artico e al Polo Nord.

L’accordo impegna le parti contraenti ad adottare misure di conservazione degli uccelli acquatici migratori, con un’attenzione particolare alle specie minacciate o con stato di conservazione insufficiente, con una rigorosa protezione per un utilizzo dei migratori basato sulle migliori conoscenze disponibili sull’ecologia di tali uccelli e attraverso il mantenimento ed il ripristino di una rete di habitat adeguati. Ci dovrà essere anche una cooperazione per misure d’urgenza «che richiedono un intervento internazionale concertato e per identificare le specie di uccelli acquatici migratori più vulnerabili in simili situazioni; collaborano altresì sia all’elaborazione di procedure d’urgenza appropriate che permettano di accordare una maggiore protezione a tali specie». Inoltre è vietata l’introduzione intenzionale di specie non indigene di uccelli acquatici e per evitare che dove questo è già successo, anche in maniera accidentale e adottano tutte le misure, la situazione si trasformi in minaccia per la conservazione della flora e della fauna selvatiche.

Il piano d’azione e linee guida dell’accordo prevedono: conservazione delle specie; conservazione degli habitat;

gestione delle attività umane; ricerca e monitoraggio; educazione e informazione; misure di attuazione.

La conferenza delle parti è l’organo deliberante dell’accordo. Il comitato tecnico, che fornisce valutazioni scientifiche e tecniche, è composto da 9 esperti in rappresentanza delle diverse regioni della zona dell’accordo, da un rappresentante ciascuno di: Unione internazionale per la conservazione della natura (Uicn), Ufficio internazionale per le ricerche sugli uccelli acquatici e palustri (Uirua) e Consiglio internazionale della caccia e della conservazione della selvaggina (Cic) e da esperti di: economia rurale, gestione della selvaggina, diritto ambientale.

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