[07/12/2006] Consumo

Il clima fra empirismo, scientismo e benaltrismo

LIVORNO. Il bollettino della neve segna a pochi giorni dalle vacanze natalizie un clamoroso deficit: dalla Scandinavia alle Alpi, dalla Russia alla Grecia si registra infatti l’autunno più caldo degli ultimi 500 anni con il risultatato che le piste non si imbiancano. I ghiacciai si stanno ritirando ovunque, solo quelli alpini hanno visto ridursi dall’inizio del secolo scorso del 40% la loro massa e del 30% il loro volume e, secondo le previsioni del Comitato glaciologico italiano, perderanno il 50% del loro volume rispetto agli anni ‘80 entro il 2025 e oltre il 90% entro il 2100. E “con il ritiro delle nevi perenni “ ricorda il direttore del comitato Claudio Smiraglia “sta venendo meno una riserva idrica fondamentale”. Sarà un caso ma proprio nell’anno in cui ricorre l’anniversario dei 40 anni dall’alluvione di Firenze, l’alveo dell’Arno, vicino a Ponte Vecchio si è trasformato in un prato.

Non è un caso invece che la Norvegia, in occasione dell’Anno polare internazionale, che prenderà il via nel marzo 2007, sta finanziando con 35 milioni di euro, un programma di ricerca internazionale per studiare le aree polari. Un programma che con la partecipazione di 50.000 ricercatori di oltre 60 Paesi, si propone come il più vasto negli ultimi 50 anni. E di questi finanziamenti due terzi saranno assegnati a studi su meteorologia e clima: discipline considerate cruciali nella comprensione dei cambiamenti ambientali nelle aree polari.

Sul versante alpino gli effetti del clima impazzito sono riconducibili ad un innalzamento della temperatura che a detta dell’Istituto di meteorologia e geodinamica austriaco, ha raggiunto un tetto mai toccato negli ultimi 13 secoli e che ha fatto registrare sull’Europa, con 2,5 gradi sopra la media stagionale, l’autunno più caldo mai segnalato da mezzo millennio a questa parte.

Dall’altra parte del globo, già da qualche anno, scienziati di diversi paesi studiano la «nuvola scura dell´Asia», una massa di fumo, ceneri, aerosol, acidi e particelle tossiche che grava su un´ampia regione dell´Asia meridionale. Il fenomeno già denunciato quattro anni dall’Unep (il Prograrnma delle Nazioni unite per l´ambiente) è il risultato combinato degli incendi appiccati a foreste e boscaglie per fare largo a nuove piantagioni, e delle emissioni di un numero crescente di veicoli, stabilimenti industriali, centrali termiche e milioni di fornelli domestici sparsi in agglomerati urbani e industriali dall´India settentrionale all´Indocina alla Cina meridionale. Una minaccia «regionale e globale» che sta danneggiando l´agricoltura, modificando la piovosità e sistema dei monsoni, e mettendo a rischi la salute umana di milioni di persone.

La «nuvola» infatti interferisce con il clima a livello locale, impedendo a parte delle radiazioni solari di raggiungere il suolo, determinando a questo livello temperature più fresche. Contemporaneamente però assorbe calore contribuendo al riscaldamento della parte bassa dell´atmosfera. La combinazione tra raffreddamento sulla superficie e riscaldamento della bassa atmosfera sta alterando l´andamento del monsone invernale, col risultato di una drastica diminuzione delle piogge tra il 20 e il 40%, su India nord-occidentale, Pakistan, Afghanistan, Cina occidentale e le regioni dell´Asia centrale.

Il clima non è infatti un sistema lineare e l’atmosfera terrestre è un sistema caotico e come dice Filippo Giorgi direttore della sezione per la fisica del clima dell’Ictp di Trieste (supplemento Nova, sole24ore di oggi) “In una previsione climatica non si cerca di stabilire come sarà il tempo di un determinato anno, ma di capire cosa succede nell’atmosfera se cambio le forzanti esterne come la radiazione che viene dal sole o la concentrazione di gas a affetto serra come Co2 e metano, sia prodotte dall’uomo che di origine naturale”.

Secondo alcuni dal momento che non si conoscono a fondo le dinamiche interne che regolano il sistema clima, ogni previsione può risultare azzardata, se non addirittura mendace quando alle incertezze si aggiungono errori nella raccolta dati, estrapolazioni ingiustificate e calcoli scorretti, come indica Emilio Gerelli (sempre Nova sole24ore di oggi), nell’esporre le prove e nell’indicare tutti gli studi che smentiscono il riscaldamento in atto sostenuto dal rapporto 2001 dell’Ippc ( Intergovernamental panel on climate change dell’Onu). Dando spazio alle critiche, che non da ora, accolgono gli studi dell’Ippc ritenuto a più livelli non un consesso di scienziati e addirittura da qualcuno “un gruppo misto di credenti auto-selezionati che non danno e in realtà non possono dare un parere onesto”come li bolla la politologa Sonja Boehmer Christensen.

Gerelli va poi avanti utilizzando la poca credibilità dei dati dell’Ippc per screditare anche il recente rapporto Stern, dato che su quelle estrapolazioni basa le previsioni economiche pari al 20% del pil mondiale dovute ai danni dei cambiamenti climatici in assenza di concreti interventi, e suggerisce quindi di seguire le indicazioni di altri esperti di rivolgere l’attenzione e gli sforzi economici planetari su altri cataclismi quali l’Aids e la fame, ritenute vere emergenze globali.

Cosa pensare allora dei 2.500 milioni di dollari che la Nasa sovvenzionerà per avviare le ricerche iniziali per la progettazione di un enorme parasole di dimensioni galattiche che dovrebbe servire a ridurre i raggi solari che arrivano sulla terra, come soluzione al riscaldamento globale, che propone un astronomo dell’Arizona University?

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