[06/12/2006] Parchi

Mezzatesta in difesa della naturalità del Giglio

ISOLA DEL GIGLIO (Grosseto). Anche se ormai non pare più all’ordine del giorno, continua a far discutere il progetto di rimboschimento presentato l’anno scorso per un’area percorsa dal fuoco all’Isola del Giglio, ad intervenire questa volta è Francesco Mezzatesta, responsabile nazionale conservazione della natura , biodiversità e aree protette dei Verdi che prende le parti e la difesa della gigliese Marina Aldi che più si è opposta al progetto della botanica Lisa C.Smith appoggiato dal comune.

«La non conoscenza della natura in Italia – scrive Mezzatesta - è un fatto culturale. Spesso nel parlare di ambiente non si tiene conto di ciò che sta alla base del concetto di ambiente, cioè la biodiversità.E’ come se un medico parlando di una malattia del corpo umano non considerasse che prima di occuparsi di patologia occorre conoscere l’anatomia e la fisiologia del corpo stesso. Così si assiste a presentazione di progetti che si fregiano della denominazione di ambientali ma che a guardarli bene possono solo far danni all’ambiente e alla biodiversità. I soliti progetti di “riforestazione” possono apparire alla gente come “iniziative ambientali” ma ad un esame attento nella storia dell’ambientalismo sono più i danni che con tali progetti sono stati realizzati che non i reali benefici. In base al concetto di “riforestazione” i guasti peggiori sono quelli provocati agli habitat». Mezzatesta richiama l’esempio degli eucalipti piantati in Spagna che hanno creato danni alla “macchia aperta mediterranea” e i pini neri ed abeti rossi piantati sulle nostre a spese del querco carpineto originario. Operazioni che secondo l’esponente dei Verdi che fatte passare per ecologiste «in realtà sono servite a fare qualcosa che appariva al grande pubblico come “ambientale” ma che hanno provocato solo danni ecologici e spreco di risorse economiche». Come per le riforestazioni lungo le aste fluviali per fini di “rinaturalizzazione” «ma che di fatto – dice Mezzatesta - sono puri sprechi di denaro in quanto il fiume è un organo naturale a forte capacità autorigenerativa e non ha assolutamente bisogno per il suo equilibrio naturale, di rimboschimenti portati dall’uomo ma piuttosto di rispetto per le proprie aree golenali di espansione delle acque».

Poi il responsabile nazionale conservazione della natura affronta il problema del rimboschimento del Giglio: «in particolare le isole comprese nei parchi, sono ecosistemi delicati e preziosi che come tali andrebbero considerati e non come sedi di esperimenti. In un’ area dove è passato un incendio si insediano le specie pioniere e la natura fa il suo corso, passo dopo passo ricominciando ad esempio, con l’insediamento di cisto. Se si vuole accelerare il processo di ricostruzione dei boschi di Lecci occorre elaborare un progetto tecnico con il supporto dei migliori organismi scientifici universitari e non solo e comunque procedendo con i piedi di piombo con gli esperimenti». E Mezzatesta si chiede: «che “c’azzecca” l’introduzione di pini, cipressi e pitosforo oltre che di specie non presenti al Giglio? Le scarse risorse disponibili per i parchi poi andrebbero spese per iniziative realmente a favore della conservazione della natura e della divulgazione naturalistica».

C’è solo una cosa da far notare a Mezzatesta: il progetto di rinverdimento della dottoressa Smith non c’entra nulla con i finanziamenti e le risorse per i parchi, l’area percorsa dal fuoco è infatti in quel 60% dell’isola che non è compresa nel parco nazionale dell’Arcipelago toscano.

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