[04/12/2006] Acqua
FIRENZE. Troppo caldo, poca pioggia e niente neve e per gli agricoltori si mette male: la prospettiva è quella di una nuova emergenza siccità che metterebbe a rischio le recenti semine di cereali, mentre per frutta e ortaggi il pericolo è quello delle gelate, visto anche che gli alberi da frutto in molte zone non hanno ancora perso le foglie.
«In molte zone del Paese – spiega la Confederazione italiana agricoltori (Cia) - non piove da mesi e la situazione nelle campagne si è fatta critica. In altre, invece, nelle scorse settimane si sono abbattuti violenti temporali che hanno causato solo danni, senza irrigare minimamente i terreni coltivati. Il caldo di questi giorni ha fatto addirittura germogliare precocemente alcuni tipi di piante e di alberi da frutta che adesso rischiano di essere distrutti dalle possibili gelate che possono verificarsi un po’ in tutte le regioni, da Nord al Sud. Stesso discorso per gli ortaggi a campo aperto. Repentini abbassamenti della temperatura possono determinare gravi danni». E proprio la siccità ha determinato una scarsa produzione di castagne, noci e nocciole che hanno bisogno di acqua ed umidità, ed una diminuzione delle raccolte di funghi autunnali, mentre le mentre le api continuano a produrre miele in un periodo che dovrebbe essere improduttivo.
«In Trentino – spiega la Coldiretti - gli imprenditori agricoli stanno adottando tecniche colturali per cercare di far cadere le foglie e indurre artificialmente a dormire le piante di melo: le foglie sul ramo, infatti, trattengono la linfa e se il freddo arriva improvvisamente la pianta gela e muore. Ma le temperature primaverili stanno creando problemi anche alle viti con le piante che, dopo le potature effettuate dagli agricoltori, per il caldo tendono a rigermogliare e sono dunque molto vulnerabili all’annunciato abbassamento delle temperature che avrebbe effetti disastrosi con punte di 6 -7 gradi sotto lo zero».
Ma a preoccupare per il futuro è anche la mancanza di neve sui monti, senza la quale sono a rischio non solo le attività del turismo invernale (nella foto un´immagine scattata oggi dalla webcam posizionata alla partenza della seggiovia del Monte Amiata) ma la ricarica primaveriledi bacini montani, falde acquifere, torrenti e fiumi.
Per Coldiretti «gli effetti osservati in questo autunno sono in realtà il risultato di cambiamenti climatici strutturali che in Italia si manifestano con un aumento dell´intensità delle precipitazioni, sfasamenti stagionali con autunno caldo e primavera anticipata, aumento del numero di giorni consecutivi con punte di caldo eccessivo, modificazione della distribuzione delle piogge e aumento delle temperature estive. Si tratta di una evoluzione destinata a produrre conseguenze strutturali sull´attività agricola poiché gli effetti si fanno sentire con un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture, la riduzione della riserva idrica, l´aumento dell´erosione in zone collinari ed alluvioni in pianura, anticipo di germogliamento per le piante coltivate, maggiore rischio per gelate tardive, aumento dell´incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti, stress idrico delle piante. Si tratta di processi che rappresentano una nuova sfida per l´impresa agricola che deve interpretare il cambiamento e i suoi effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio».