[04/12/2006] Urbanistica

Rivoluzione per le spiagge, i Verdi: accessi liberi anche negli stabilimenti balnerari

ROMA. Dopo anni di discussioni, battaglie, denunce e polemiche sul “mare in gabbia”, sulle spiagge inaccessibili e privatizzate, sulle concessioni balneari che occupano spesso le aree più appetibili e lasciano libere piccole strisce di arenile o le zone dove arriva per prima l’ombra, I Verdi hanno fatto inserire in Finanziaria norme sul demanio marittimo che garantiscono libero e gratuito accesso alle spiagge. Una specie di rivoluzione che preoccupa i “balneari” e che forse impegnerà finalmente i comuni “disattenti” a liberare le spiagge privatizzate da proprietari di ville, villette, alberghi e camping (solo all’isola d’Elba Legambiente ne segnala 13) così come vuole anche una sentenza della Corte costituzionale che dice che l’accesso libero alle coste ed alle spiagge deve essere garantito.

Gli operatori balneari si erano opposti alla volontà del governo Berlusconi di aumentare vertiginosamente i canoni di concessione degli arenili, poi si erano divisi sulla proposta di Tremonti, osteggiata in blocco dagli ambientalisti e dagli urbanisti, di vendita delle spiagge al migliore offerente, ora si ritrovano a doversi confrontare con queste novità che potrebbero, se ratificate dal Senato, rivoluzionare abitudini e forme di gestione, compresa quella dei “punti blu” introdotti in Toscana, cioè della possibilità di noleggiare sdraio ed ombrelloni in cambio della sorveglianza su tratti di spiaggia che risultano ancora “liberi” ma con servizi disponibili e che, di fatto, si sono rivelati come i punti nei quali ci sono più proteste da parte dei bagnanti non paganti per occupazione impropria degli arenili e più interventi delle Capitanerie di porto per sanzionare abusi.

Infatti, un emendamento dei Verdi prevede «l’obbligo per i concessionari di garantire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia anche ai fini della balneazione», cioè chiunque potrà attraversare uno stabilimento balneare per raggiungere la battigia senza pagare biglietti di ingresso; un altro, oltre alla riduzione dei periodi di concessione, prevede la revoca per chi commette abusi edilizi sulla spiaggia (molto diffusi)"; l’ultimo chiede un equilibrio tra concessioni e spiaggia libera.

Ai comuni si chiede anche di aprire varchi per consentire di accedere agevolmente ad ogni settore della spiaggia, mentre oggi, come denuncia Legambiente per alcune spiagge del grossetano, i varchi pubblici sono spesso uno e due e nei luoghi meno agevoli.
I Verdi vorrebbero così restituire ad una funzione pubblica le spiagge, permettendo anche a chi non ha la possibilità di pagare (spesso a caro prezzo) il noleggio di sdraio ed ombrelloni, di usufruirne in tutta tranquillità, senza dover litigare con il bagnino sull’occupazione di qualche centimetro di bagnasciuga.

Per i Verdi i canoni pagati per le concessioni sono irrisori ed i guadagni altissimi, soprattutto nei bagni “vip” o nelle località turistiche più alla moda, e i dati diffusi dalla creatura dell’ex ministro Tremonti, la “Patrimonio Spa”, sembrano confermarlo: in Italia ci sono più di 12mila stabilimenti balneari che hanno in concessione 2.500 ettari di spiagge per un fatturato che supera i due miliardi di euro/anno, da questi lo Stato incassa 40 milioni di euro e, visto che secondo i Verdi a quasi tutti si applica il canone più basso, la cosa incide in maniera irrisoria sui ricavi.

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