[01/12/2006] Energia

Ricerca e innovazione di processo indispensabili alla riconversione ecologica dei processi produttivi

FIRENZE. Produzione di biocombustibili (idrogeno e biodiesel), di molecole bioattive e depurazione delle acque. Sono le nuove frontiere dello sfruttamento delle microalghe. Questi studi, ancora in fase sperimentale, potrebbero permettere di raggiungere risultati straordinari nella lotta a uno dei mali del terzo millennio: l´inquinamento dell´ecosistema. E´ il quadro emerso ieri a Firenze nel corso della giornata di studi promossa dall´Accademia dei Georgofili la «Coltura massiva delle microalghe. Il contributo della scuola fiorentina».

La Toscana, e Firenze in particolare, recitano un ruolo di protagonisti assoluti in questo settore grazie al gruppo dei micro-algologi fiorentini, nato cinquanta anni fa, che oggi lavora in due istituzioni: il dipartimento di Biotecnologie Agrarie dell´Università di Firenze e l´Ise, Istituto per lo studio degli ecosistemi, del CNR.

«Nel 1956, grazie al professor Gino Florenzano, siamo stati i pionieri in Europa in questo settore di ricerca - ha spiegato Massimo Vincenzini del Dipartimento di Biotecnologie Agrarie - e ad oggi teniamo il passo con il resto del mondo, Usa e Giappone compresi, nello studio delle microalghe e dei cianobatteri». Un gruppo di scienziati quindi che ha una lunga e prestigiosa tradizione alle spalle, oltre 500 le pubblicazioni fatte, e che nel 2006 continua a portare avanti importanti progetti di ricerca.

«In questo momento - ha detto Vincenzini - siamo impegnati nello studio delle possibili applicazioni dei microrganismi fotosintetici in vari settori industriali. I nostri microrganismi si riproducono con la luce, una fonte inesauribile, e possono rappresentare quindi una risorsa largamente rinnovabile di fonti energetiche, di materie prime per l´industria alimentare, chimica e farmaceutica».

La coltura in massivo delle microalghe può anche essere applicata nei trattamenti di biorisanamento. «Il progetto di ricerca Biogalv, finanziato dalla Regione Toscana - ha spiegato Vincenzini - è destinato alla depurazione di acque industriali molto inquinate, che contengono metalli pesanti come ad esempio il cromo. Questi microrganismi in pratica assorbono il metallo, lo incorporano nelle cellule e non essendo così più disciolto nell´acqua, ma particolarizzato, diventa quindi piu´ facilmente separabile».

Nei laboratori delle Cascine a Firenze professori e ricercatori stanno anche testando nuovi sistemi di coltura delle microalghe, non piu´ in vasche, ma in dispositivi chiusi come colonne e tubi di varia geometria che offrono vantaggi fondamentali: lo sfruttamento migliore della luce che arriva ai microrganismi da piu´ direzioni e l´orientabilita´. Studi che grazie anche alla collaborazione con varie aziende (che cominciano a credere nella clean production) hanno portato alla realizzazione di molti brevetti e di uno spin-off dell´Universita´ degli Studi di Firenze. Alla giornata di studio, promossa dall´Accademia, ha partecipato anche il professore israeliano Sammy Boussiba della Ben Gurion University con una relazione dal titolo molto significativo: ´´La biotecnologia delle alghe da Firenze a Israele e ritorno´´ che indica l´importante ruolo svolto dalla Toscana in questo settore.

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