[30/11/2006] Urbanistica

Questo Pit è pieno di ovvietà

PISA. Proseguendo nella lettura del Pit cominciata ieri, rileviamo che dopo avere ripetutamente affermato che le zonizzazioni e i confini amministrativi mal si sposano con le esigenze di rilanciare la Toscana come ‘città di città’, i soli riferimenti che troviamo nel documento riguardano i tre livelli istituzionali con l’aggiunta – molto raccomandata - delle aree metropolitane. Si parla di coste, colline, paesaggio ma mentre troviamo i porti, gli aereoporti e altre infrastrutture, non troviamo cenno alcuno alla presenza dei parchi e delle aree protette ma neppure – a 40 dall’alluvione di Firenze - dei bacini idrografici che su quei temi non hanno aspettato né le sopraintendenze né i piani regolatori ai quali semmai –come ai piani di coordinamento delle province- hanno fornito importanti e qualificate aiuti fuori dalla logica tanta temuta del Nimby.

Eppure nel Praa proprio nei capitoli dedicati alle criticità ambientali toscane si parla di erosione delle coste, della diminuita portata dei fiumi, del paesaggio che deve contare su una particolare agricoltura perché ove si alteri anche l’equilibrio tra vite e olivi, il paesaggio anche senza ecomostri ne risulterebbe cambiato in peggio.

Ma dove il documento lascia basiti è laddove si ‘scopre’ che occorre una «conservazione attiva» all’insegna (pensa te!) del «se si può si fa».

Ora, Matteoli nella sua più sguaiata politica contro i parchi specialmente in Toscana ha ripetuto fino alla noia che bisogna farla finita con i vincoli che avrebbero caratterizzato le aree protette toscane e avvalersi delle opportunità da intendere come i progetti tipo isolotti con grattacieli modello Dubai da fare in Versilia.

Ma a Matteoli come sappiamo i parchi istituiti in Toscana come quelli che hanno fatto seguito alla legge quadro del 91 non sono mai andati bene proprio perché fanno non quel che si può ma quel che si deve con i piani, i progetti che hanno avuto importanti e significativi riconoscimenti europei.

La conservazione attiva è appunto una gestione dei vincoli che spesso con i piani paesistici non è riuscita, ma è riuscita – con buona pace di tanti nostalgici del buon tempo antico - proprio ai parchi e alle protette e ai piani di bacino, i quali anch’essi per legge sono tenuti alla tutela del paesaggio.

Mi scuso perché queste cose appartengono ormai ad una cultura ed esperienza che anche in recenti congressi internazionali intitolati non a caso ‘oltre i confini’ che ha il merito di avere spostato l’asse della pianificazione urbanistica incardinandola su temi fino a qualche anno fa negletti. Dover oggi soprattutto in Toscana dover ripetere queste ovvietà dà la misura di come questo documento regionale sia lontano da quanto in altri documenti (e neppure vecchi) della stessa regione è detto chiaramente e in maniera documentata. Il solo torto in questi casi è semmai che essi rimangano semiclandestini (la ponderosità ovviamente non gli giova e non aiuta) anche nel momento in cui della Toscana si è detto di tutto e di più.

Non si può tacere infine quanto detto a pag. 44 sui finanziamenti comunitari che andrebbero spesso a finire non dove vi è maggiore capacità di far progetti ma dove si è ‘dentro’ a qualche confine privilegiato (tipo?). Ebbene oltre metà dei progetti ambientali previsti da Life natura e finanziati sono stati presentati e gestiti da parchi e aree protette, poi distanziati vengono regioni, province e comuni. I parchi stanno sicuramente ‘dentro’ certi confini dovremmo punirli? Qui è fin troppo chiaro che gli estensori di questo documento hanno conoscenze approssimative di quello che si è fatto e soprattutto si dovrà fare in toscana a partire dai risultati conseguiti che risultano inspiegabilmente e colpevolmente del tutto ignorati.

Poi non mancano le sviste presenti anche in altri documenti vedi quello preparatorio della Conferenza regionale rurale dove i parchi non li troviamo. Ma il documento del Pit è ben altra cosa e riesce perciò difficile capire come sia stato possibile in un momento come questo anche del dibattito nazionale sfornare insieme tante ovvietà e così pochi e concreti riferimenti allo stato delle cose della nostra regione.

Ma si può sempre rimediare andando ad un confronto serio con tutti ( sottolineo tutti) i soggetti interessati.

Torna all'archivio