[30/11/2006] Trasporti

Trasporto pubblico al bivio: efficientismo aziendalista o governo della mobilità?

LIVORNO. Si prepara una nuova ondata di scioperi del trasporto pubblico: domani si fermeranno i lavoratori di bus, metro e tram di tutte le città e altre giornate di blocco sono previste prima di Natale. Una protesta che a dirla con le parole del segretario nazionale della Cgil Epifani “nessuno sarà in grado di controllare”.

Il motivo è vecchio quanto il mondo. I lavoratori del trasporto pubblico aspettano il rinnovo del contratto, con gli aumenti di stipendio concordati in seguito alle trattative che già avevano portato due anni fa al blocco delle città, ma i soldi non ci sono. Gli enti locali e le regioni che alla gestione del servizio devono far fronte con un ex fondo nazionale divorato dall´inflazione e mai integrato, rimandano al governo nazionale la responsabilità, ma le risposte non arrivano.

«A luglio il ministro Padoa Schioppa si era impegnato a trovare i soldi per il contratto - dice Guglielmo Epifani ai microfoni di Repubblica Tv - Abbiamo aspettato la finanziaria ma i soldi non c’erano. Hanno aggiunto 60 milioni ma non bastano. Vanno trovati altri 140 milioni in queste settimane. Altrimenti il film che vedremo è chiaro». Il ricordo va a un film già visto nel dicembre del 2003, quando le proteste per il rinnovo del contratto del trasporto pubblico furono tali da provocare il caos cittadino, con seri problemi di ordine pubblico, scioperi selvaggi e numerose precettazioni. «I lavoratori del trasporto pubblico locale hanno diritto al contratto nazionale» e il settore «deve trovare stabilità normativa e risorse adeguate», protestano i sindacati ricordando di aver chiesto «sin dall’inizio al Governo, alle Regioni e agli Enti Locali di occuparsi del problema, per trovare soluzioni anche attraverso la Legge Finanziaria». Ad oggi, lamentano, «l’intervento da parte del Governo non è sufficiente mentre Regioni e Comuni sono assenti». Al Governo, alle Regioni e agli Enti Locali le organizzazioni degli autoferrotranvieri chiedono quindi «una chiara presa di posizione e il necessario impegno per risolvere definitivamente una situazione divenuta ormai insostenibile. Questo e gli altri scioperi che tanti disagi provocano alla cittadinanza - ribadiscono - si potevano evitare se le imprese e le istituzioni avessero fatto la loro parte».

«Le Aziende, da parte loro, continuano a negare qualsiasi confronto con il Sindacato, scaricando tutte le responsabilità sul Governo e sulle istituzioni locali e le Imprese e le loro Associazioni, Asstra e Anav, hanno scelto da molto tempo la comoda posizione di utilizzare tutte le occasioni dei rinnovi contrattuali per battere cassa alla utilizzando i trasferimenti pubblici per coprire di volta in volta i guasti strutturali del settore».

E il problema sembra quindi non avere fine: il trasporto pubblico è infatti già massicciamente finanziato attraverso la fiscalità generale, altrimenti con i proventi di biglietti e abbonamenti non potrebbe nemmeno coprire una parte minima del servizio.

Nonostante questo si continua a parlare di privatizzazione del trasporto pubblico, che da quanto risulta, e in maniera evidente, non potrebbe comunque stare in piedi basandosi solo sulla remunerazione dei servizi attraverso i ticket, soprattutto in un contesto come quello italiano in cui enormi sono gli investimenti necessari per dotare il paese delle infrastrutture adeguate a garantire un servizio pubblico, inteso come mobilità pubblica, che possa competere con (e sostituire il più possibile) l´auto privata.

Le risposte sono obiettivamente difficili ma lo sono soprattutto perchè le domande di fondo sono assenti.

Chi dovrebbe dare risposta a quesiti come:
- come si possono sostituire movimenti ad alto consumo energetico con movimenti a minore impatto che vanno dalla pedonalità alla ciclabilità fino all’uso del mezzo pubblico rispetto all’auto?
- Come si possono eliminare spostamenti non necessari razionalizzando la mobilità degli individui?
- Come si può ridurre la lunghezza di ogni singolo spostamnento?
- Come si può organizzare lo spazio favorendo una densità superiore e di conseguenza una minore necessità e lunghezza degli spostamenti?
- Come si possono organizzare i servizi ( e i tempi), l’economia e la vita sociale in modo da ridurre la necessità di muoversi?
Se si provasse, almeno, a porsi queste domande, forse il problema del trasporto pubblico sarebbe inquadrato diversamente. E forse potrebbe trovare soluzioni più sostenibili socialmente e ambientalmente.

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