[29/11/2006] Aria

Sos clima, temperature troppo alte. Giro di vite dell´Ue sulle emissioni

ROMA. Temperature ben oltre le medie stagionali. E sulle montagne la neve non c’è. Alcuni giorni fa è stata anche rinviata la Coppa del Mondo di sci che si doveva tenere sul ghiacciaio di Solden (in Austria) proprio perché sulle piste c’era erba e margherite. Per inaugurare la competizione gli organizzatori sono dovuti andare fino in Finlandia, a oltre 180 chilometri a nord del circolo polare artico.

Le cause di questa situazione sono in gran parte imputabili alle emissioni di gas serra nell’aria. Le conseguenze di questo surriscaldamento del clima sono sotto gli occhi di tutti: alluvioni e siccità. Anche in Italia. E ancora ghiacciai che si sciolgono, iceberg che si staccano dalla calotta polare. ´´Fino a domenica 3 dicembre il tempo resta immutato – ha detto il presidente della società meteorologica italiana, Luca Percalli - Dopo il 3 la tendenza, anche se suscettibile di correzioni non mostra alcun cambiamento netto. Non ci sono grandi possibilità di perturbazioni. Ci sarà aria più fredda ma una grande nevicata da qui all´8 sarà difficile come sarà difficile una bella apertura della stagione sciistica».

«Siamo a fine novembre - ha proseguito Mercalli - ma ancora non ci sono state gelate, tipiche invece a Nord da metà novembre. Invece le temperature sono a 5 gradi e le piante sono piene di foglie verdi. Per non parlare del sud dove si registrano anche 17 gradi». «La neve - ha spiegato l´esperto - è di per sé un fenomeno irregolare. Non c´è una costante. Un anno è poca, l´altro è tanta, un anno anticipa e l´altro anno ritarda. Quello che invece è anomalo e´ che questo andamento ha subito una forte accelerazione ed è sempre più frequente».

Intanto da Bruxelles arrivano buone nuove sulle iniziative contro l´inquinamento atmosferico nel quadro del protocollo di Kyoto. L’intento è quello di raggiungere l´obiettivo della riduzione dell´8%, entro il 2012, delle emissioni di gas a effetto serra. Nel rapporto del commissario europeo all´ambiente, Stavros Dimas, si invitano infatti dieci paesi dell´Ue a rivedere i loro piani nazionali di assegnazione delle emissioni di C02 per il periodo 2008-2012, imponendo loro uno sforzo maggiore.

Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Slovacchia, Svezia e Gran Bretagna dovranno ridurre ancora del 7% le quote di emissione assegnate all´industria. L´Italia invece non figura nella lista perché sotto procedura di infrazione per non aver ancora inviato il piano a Bruxelles, risultando tra i paesi inadempienti insieme a Spagna, Austria, Portogallo, Ungheria, Danimarca, Finlandia, Repubblica Ceca e Slovenia.

E sulla decisione dell’Ue interviene anche Legambiente, attraverso il presidente Roberto Della Seta. «L’Ue – dice Della Seta - è stata molto severa con i primi dieci piani (Nap) presentati. L´Italia, che non ha ancora inviato il proprio piano a Bruxelles, deve quindi stare molto attenta: richieste di quote di emissione generose saranno respinte al mittente senza appello».

«Ancora più importanti – prosegue - sono le regole sulla redistribuzione delle quote tra i vari impianti. Chi inquina di più deve pagare di più. Sembra che in Italia questo assunto venga interpretato in maniera inversa: è ora che i maggiori responsabili della crescita delle nostre emissioni si assumano le dovute responsabilità».

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