[28/11/2006] Parchi

Desertificazione e riforestazione, perché possono crescere insieme

LIVORNO. Dopo che greenreport.it nei giorni scorsi ha dato notizia sui dati che attesterebbero la crescita delle foreste a livello mondiale, alcuni lettori ci fanno notare che altri articoli (ad esempio un servizio dal significativo titolo “Futuro di sabbia”, pubblicato da “Repubblica Donna” a firma di Ilaria Maria Sala) mettono in evidenza come in alcuni paesi, ad esempio la Cina, dove si dice che sarebbe in corso una marcata “afforestazione”, viene al contrario denunciata l’estensione della desertificazione.

Secondo l’Unep, il programma per l´ambiente dell’Onu, anche se i deserti veri e propri rappresentano solo il 7% delle terre emerse, la desertificazione minaccia un quarto del pianeta, un processo che riguarda più di un miliardo e più di 100 stati. Solo in Africa, 400 milioni di persone combattono ogni giorno contro il progresso inesorabile dei deserti, che non minacciano le foreste ma savane cespugliate e con scarsi alberi ed aree coltivate o pascoli.

La desertificazione è infatti spesso provocata dallo sfruttamento intensivo del suolo, dalla realizzazione di dighe ed altre grandi opere idriche, e conquista il 3% delle terre fertili ogni anno, in particolare nella fascia tropicale, ma interessa meno drammaticamente anche i Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo, in particolare l´Italia meridionale e le due isole maggiori. Anche negli Usa il 40% del territorio è considerato vulnerabile a fenomeni di desertificazione.

Nell’immaginario collettivo la desertificazione è associata alla progressiva espansione dei deserti sabbiosi, un’immagine che non rende la complessità di un fenomeno che colpisce a tutte le latitudini.

Si tratta infatti di un processo caratterizzato da cause (e scelte sbagliate) locali ma che sta diventando sempre di più un problema globale. Tanto che la Conferenza di Rio de Janeiro del 1992 ha approvato la "Convenzione per la lotta contro la desertificazione", piena di ottime intenzioni ma tutte ancora da mettere in atto. La convenzione definisce la desertificazione come il progressivo «degrado delle terre nelle aree aride, semi-aride e sub-umide secche, attribuibile a varie cause, fra le quali variazioni climatiche ed attività umane».

Cosa diversa dalla deforestazione che riguarda soprattutto i circa 2 miliardi di ettari di foreste tropicali dove vive la metà di tutte le specie animali della Terra. Un “polmone verde" che gioca un ruolo decisivo negli equilibri climatici globali e che da decenni è sottoposto ad dei più colossali e pericolosi fenomeni di predazione ambientale, con una perdita tra 11 e 15 milioni di ettari ogni anno.

Quindi spesso la riforestazione avviene naturalmente in territori marginali abbandonati o in aree ricoltivate ad alberi da “polpa” o da legname (come nell’emisfero boreale), e gli interventi di contrasto della desertificazione utilizzano spesso specie non arboree, ma più resistenti alle condizioni estremi di terreni arrivati vicino all’ultimo stadio di degrado. Due realtà che possono coesistere e che purtroppo segnano in maniera diversa aree diverse del pianeta, magari, come in Cina (ma anche nella più piccola Italia), nello stesso paese.

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