[27/11/2006] Acqua

Il Mediterraneo sta male, lo conferma il rapporto Unep

LIVORNO. Il Mediterraneo è altamente inquinato. La notizia non è certo nuova e la conferma arriva stavolta dal rapporto Unep del programma ambientale dell´Onu: fosforo, azoto, metalli pesanti, idrocarburi superano i limiti previsti dall´Oms (Organizzazione mondiale per la sanità). Alcune settimane fa era stato il Wwf, sulla base dei risultati di uno studio dell’Università di Siena, a lanciare l’allarme sul pesce spada, nel quale erano state trovate tracce persino di Ddt.

Sul banco degli imputati le raffinerie di petrolio, causa della quasi totalità di sversamenti di idrocarburi (98.9%), fenoli (99.5%) e in parte anche di cadmio (42%). Seguono le industrie metallurgiche, che rilasciano zinco (98.8%), oli e grassi (85%). Gli allevamenti industriali, invece, sono i maggiori responsabili dell´inquinamento da fosforo (94%), mentre l´industria manifatturiera dei fertilizzanti si distingue per l´inquinamento da mercurio (98.8%). Chimica e industria della carta causano, rispettivamente, i maggiori sversamenti da piombo (55.7%) e da organocloruri (96.2%).

Una situazione pesante, rispetto alla quale il capogruppo dei Verdi per l’Unione in Regione Toscana, Mario Lupi, indica una strada percorribile: «Occorre lavorare a un progetto che preveda misure di prevenzione e di repressione dei comportamenti scorretti. Quindi politiche per la realizzazione di infrastrutture pulite, controlli dei sistemi di depurazione dei siti industriali, monitoraggio costante dello stato di salute delle acque marine e interventi di verifica sul traffico delle navi commerciali, sui lavaggi cisterna, sul transito delle navi con rifiuti tossici. Ma anche incentivare l’adeguamento alle norme sul doppio scafo, l´uso di biorcarburanti, e la mobilità sostenibile anche per le navi da diporto. La salvaguardia del mare deve essere l’obiettivo comune delle istituzioni, pensando anche alla salute dei cittadini».

Sull’inquinamento da scarichi industriali Lupi poi è categorico: «Non ci sono alibi perché le tecnologie attuali permettono di ottenere la depurazione integrale delle acque che vanno al mare, delle sostanze industriali e degli scarti di lavorazione».

Il rapporto evidenzia anche i rischi gravissimi per la salute, dovuti alle sostanze tossiche che i pesci assorbono dal mare e che poi finiscono nei nostri piatti. A sollevare maggiore preoccupazione sono i metalli pesanti, come mercurio e piombo, che si accumulano nei tessuti grassi degli animali marini e che sono responsabili di disfunzioni renali, tumori e danni al sistema riproduttivo. Lo stesso vale per le sostanze tossiche persistenti e gli inquinanti organici persistenti, come idrocarburi, organocloruri e fenoli.

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