[24/11/2006] Rifiuti

Gestione dei rifiuti: dopo 8 anni in Toscana ecco i dati economici

LIVORNO. Quanto costa e quanto produce la gestione dei rifiuti urbani? E’ la domanda cui cerca di dare risposte il convegno organizzato da Regione Toscana, Agenzia regione recupero rifiuti e Cispel, che si svolgerà lunedì 27 novembre all´Arpat di Firenze (via Porpora, 22). Il convegno è stato presentato oggi nel corso di una conferenza stampa in cui sono stati anticipati dati, analisi e prospettive ad otto anni dalla legge regionale 25 del 18 maggio 1998 sulla gestione dei rifiuti urbani.

I principali risultatati che emergono da questo primo rapporto dell’Osservatorio economico sulla gestione dei rifiuti urbani in Toscana, indicano che il settore della gestione integrata dei rifiuti ha raggiunto gli obiettivi normativi e della pianificazione sia per la raccolta differenziata che per il 50% del conferimento dei rifiuti in discarica.
Ma in realtà bisogna dire che l’obiettivo del 35% che doveva essere raggiunto per legge nel 2003 ancora non è assolto dal momento che la media regionale, dagli ultimi dati aggiornati di Arrr, si attesta sul 33%.

Il secondo dato analizzato dal rapporto riguarda l’industrializzazione della Toscana, ovvero la realizzazione di un sistema di gestione integrato che doveva soppiantare il modello “raccolta e smaltimento” proprio del periodo delle gestioni comunali. Lo schema seguito in Toscana è quello dell’azienda pubblica o mista che svolge in genere un solo servizio e che copre attualmente il 92% della popolazione.

I gestori da ex-municipalizzate si sono trasformati tutti in società per azioni, attualmente una ventina, pochi però gli ambiti in cui esiste già un gestore unico. E da questo punto di vista le dichiarazioni di arrivare a fusioni di aziende all’interno di uno stesso ambito hanno avuto pochi riscontri operativi. Tanto che anche la fusione, per la sola sezione che riguarda lo smaltimento, tra le aziende della piana fiorentina è in fieri da mesi, ma ancora non è stata realizzata.

La filiera del recupero ha una dimensione regionale grazie ad aziende come Revet, alla presenza del polo cartario lucchese, alla presenza di alcuni impianti che operano un compostaggio di qualità. Ma le recenti polemiche che greenreport.it ha ospitato proprio riguardo alla filiera del recupero, fanno capire che qualche problema nel settore esiste, almeno per quanto riguarda gli imballaggi postconsumo.

Secondo il rapporto nel periodo preso in esame c’è stato un miglioramento nelle infrastrutture di smaltimento e di trattamento per la realizzazione di numerosi impianti di selezione e per la chiusura e concentrazione del sistema discariche, mentre quello che rimane fermo è il recupero energetico che copre una quota pari al 10% dei rifiuti urbani totali prodotti.

Lento il processo di riorganizzazione che ha visto in otto anni finalmente concluso l’iter di approvazione dei piani provinciali, ma solo recentemente l’insediamento degli Ato e solo alcuni hanno approvato il Piano di ambito.

Per quanto riguarda i costi della gestione dei rifiuti, pari a 542 milioni di Euro nel 2004, sono cresciuti stabilmente dal 1998 al 2004, in limiti riconducibili al tasso di inflazione e all’aumento della produzione di rifiuti.
Secondo il rapporto i costi medi a tonnellata della gestione dei rifiuti sono però cresciuti meno rispetto all’incremento del PIL e dei consumi.

I costi medi a tonnellata non sono tuttavia omogenei nei vari ambiti e tendono a mantenersi tali: incidono sulla diversità la densità dei territori e la complessità delle linee di trattamento ed esportazione. E potremo aggiungere che dal momento che all’interno degli ambiti vi sono anche disparità in termini di impiantistica e di molteplicità di gestori, verosimilmente la disomogeneità di costi dipende anche da questi fattori.

Tanto che dal rapporto emerge che gli Ambiti che spendono di più sono quelli caratterizzati da quote rilevanti di esportazione dei rifiuti in altri Ambiti. La conclusione però che la «realizzazione di impianti in queste realtà è quindi favorita dal fatto che i costi sostenuti attualmente probabilmente sono più alti di quelli che avrebbero con impianti propri» non tiene conto delle contestazioni sociali e della scarsa capacità decisionale dimostrata in questi anni, dal momento che gran parte dei piani industriali sono fermi grazie proprio a queste criticità.

Dal rapporto emerge che per quanto riguarda gli investimenti nel settore, realizzati da enti locali e aziende sono cresciuti dal 1998 al 2002 (da 70 a 140 milioni di Euro) e tendono a rallentare nel 2003-2004, con una inversione delle proporzioni degli investimenti realizzati dagli enti locali, rispetto alla quota realizzata dalle aziende. Il fondo regionale è stato stabile intorno ad 1,5 milioni di Euro all’anno.

A fronte il tributo speciale per il conferimento in discarica determina un gettito di circa 15 milioni di euro all’anno, per i soli rifiuti urbani, analogamente a quello provinciale. Ma assai modesto appare il quantitativo di risorse che dal gettito fiscale “ritorna agli investimenti”. (Solo a livello regionale è infatti un decimo).

Riguardo alla remunerazione il rapporto indica che vi è stata una crescita nei ricavi della gestione dei rifiuti dal 1998 al 2004, in limiti riconducibili al tasso di inflazione e all’aumento della produzione di rifiuti, ma il tasso di copertura tende a rimanere stabile intorno al 90% e quindi non si riesce con i ricavi a coprire l’intero ammontare dei costi di gestione integrata (così come sarebbe richiesto per poter avviare un coerente sistema tariffario).

Il contributo Conai riconosciuto in base all’accordo quadro nazionale per coprire i costi di raccolta differenziata degli imballaggi, incide per circa il 2 % sul volume dei costi.
Il passaggio da tassa a tariffa ha coinvolto a fine 2004 solo un quinto della popolazione regionale e tuttora la componente fiscale pesa in modo rilevante sui costi sulle tariffe.

Ricapitolando i risultati raggiunti nel periodo di otto anni: gli obiettivi di raccolta differenziata non sono stati traguardati e il trend ottenuto tra il 2004 e il 2005 indica uno stallo anziché una crescita; l’autosufficienza non è raggiunta né a livello regionale né tantomeno in termini di Ambiti territoriali ottimali; l’organizzazione del sistema di gestione risente ancora di frammentazioni piuttosto evidenti che si riverberano sulla mancanza di omogeneità sui costi; la copertura dei costi attraverso i ricavi è stabile al 90%; la tariffa è applicata solo a un quinto della popolazione regionale… non sembrerebbe proprio di poter stare tranquilli e si tratta solo dei rifiuti urbani! Cioè di un quarto del problema dei rifiuti, come ancora ieri riportava greenreport.it: degli speciali e dei pericolosi, cioè dei tre quarti del problema rifiuti, si sa, non c´è verso di parlarne da nessuna parte. Monomania nanogrammi e nanopolveri e rimozione delle megatonnellate. Se siamo contenti così..

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