[23/11/2006] Acqua

Mose: il governo va avanti, Pecoraro e ambientalisti sperano nella Via

VENEZIA. Ieri il Comitatone ha detto sì al Mose, le paratie mobili nella Laguna di Venezia. Favorevoli il presidente del Veneto Galan e Di Pietro, contrari il sindaco di Venezia Cacciari e il ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio. Si sono astenuti i comuni di Mira e Chioggia. Ma l’infinita storia del Mose non sembra ancora del tutto chiusa.

Grande soddisfazione del governatore di centro-destra: «Abbiamo già realizzato il 30% dell´opera – ha detto Galan - che costerà 4,3 miliardi di euro. I miliardi già disponibili sono 1,8. I lavori per il Mose proseguono e termineranno entro il giugno del 2012». Per il ministro delle infrastrutture Antonio Di Pietro: «Il Comitatone si è assunto le sue responsabilità ed ha accolto l´ordine del giorno del governo. Astenersi non significa salvare Venezia dall´acqua».

Ma per il ministro dell’ambiente il Mose rappresenta «una scelta sbagliata e oggi è arrivata la conferma che si tratta di un´opera controversa. Dopo aver diviso il governo, infatti, ha provocato una spaccatura anche all´interno del Comitatone, con tre soggetti direttamente coinvolti che non hanno votato l´ordine del giorno». è stato un errore «scartare tutte le possibili alternative al Mose, ora aspetto tutte le carte per la valutazione di impatto ambientale dell´opera». Per Pecoraro Scanio bisogna ancora aspettare la documentazione del Tribunale delle acque che è necessaria perché il progetto originario è stato modificato e dopo sarà comunque necessario fare le verifiche di Valutazione impatto ambientale (Via).

Per il ministro «sono state sottovalutate le possibili alternative al Mose. Io insisto nel dire che le megaparatie di metallo hanno dei limiti, come pure il fatto che i motori devono lavorare sotto il mare e hanno una speranza di funzionamento anch´essa a mio parere limitata. Non disperiamo di poter far svolgere a qualche istituto internazionale, penso al Max Planck tedesco per esempio, uno studio indipendente sugli effetti di questa opera».
«Ho presentato un ordine del giorno alternativo che non è passato – ha detto il sindaco Cacciari - Prendo atto che il Governo andrà avanti su questo progetto. È stato però approvato un secondo ordine del giorno per monitorare attentamente il prosieguo dei lavori. Sono sicuro che i soldi stanziati non basteranno».

Wwf , Lipu, Italia nostra e Verdi ambiente e società sono invece sconcertati per la decisione del Comitatone e ricordano che «purtroppo, è stato determinante l´atteggiamento positivo della maggioranza degli esponenti del governo che, in occasione della riunione del 10 novembre, aveva deciso, sempre a maggioranza di interrompere, in maniera ingiustificata, il confronto tecnico avviato, su sollecitazione del comune di Venezia. Con cinque ministri astenuti o contrari tra cui, tra i contrari, il ministro dell´ambiente, della tutela del territorio e del mare e il ministro dell´università e della ricerca scientifica e, tra gli astenuti, il ministro dei trasporti.

Gli ambientalisti fanno notare che «si decide di intervenire in un delicatissimo ecosistema lagunare con un intervento imponente (79 paratoie d´acciaio alte 20 metri, basate su 157 cassoni di calcestruzzo, utilizzando circa 9 milioni di metri cubi di materiali lapidei), dal costo di quasi 4 miliardi e 300 milioni di euro, per far fronte ad alte maree superiori a 110 cm, che in 14 anni si sono verificate i media non più di 4 volte l´anno, senza vagliare alternative a minor costo ambientale ed economico». Per le 4 associazioni la procedura di valutazione di impatto ambientale non è regolare; non si è tenuto conto che il comune di Venezia ha indicato almeno cinque alternative e prospettato una revisione-verifica progettuale degli interventi alle bocche di porto più semplice, più stabile, meno onerosa, a minore impatto ambientale, sperimentabile, graduale e reversibile come prevedeva la legge speciale; si decide contro il parere del ministro dell´ambiente che deve decidere sulle procedure Via e che continua a chiedere una regolare valutazione di impatto ambientale; si ignora che la Commissione europea ha messo in mora l´Italia per il mancato svolgimento della Valutazione di Incidenza sulla Important Bird Area "Laguna di Venezia" prevedendo misure per prevenire l´inquinamento o il deterioramento degli habitat e il disturbo degli uccelli.

Il presidente di Legambiente Roberto Della Seta si era già espresso sulla questione«Non si capisce perché il governo, anche a costo di una spaccatura interna, debba andare avanti come uno schiacciasassi, escludendo qualsiasi progetto alternativo. Una fretta inspiegabile che ha impedito un confronto serio su tutte le possibili soluzioni». La pensa così anche il presidente di Legambiente Veneto, Angelo Mancone che rilancia: “vorrei capire quale interesse c’è a non voler considerare alcun progetto alternativo. È pronto il governo a sostenere i costi di manutenzione? Altra questione non meno importante: è capire quali garanzie vengono date sui controlli per impedire infiltrazioni mafiose. Vigilerà direttamente il ministro Di Pietro affinché non accada più quello che si è verificato ovunque, in tema di grandi opere?».

E a raffreddare gli entusiasmi di Galan che diceva che la Via per il Mose era già stata approvata dal governo nel 2001 arriva Giovanni Nani, portavoce di Pecoraro Scanio: «Pacatamente è bene ricordare la semplice verità al Presidente Galan: il Consiglio dei Ministri cui fa riferimento il governatore non ha mai ritenuto conclusa la procedura di Via. Il CdM del 15 marzo 2001 non ritenne affatto conclusa la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale sul Mose. Stabilì invece diverse prescrizioni da adempiere. L’ottemperanza di tali prescrizioni fu affidata al Comitatone dove, peraltro, non c’era Pecoraro Scanio, in quanto nel 2001 era Ministro delle Politiche Agricole».

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