[17/11/2006] Acqua

Liguria, i Verdi chiedono che l´acqua torni pubblica

FIRENZE. Anche la Liguria ha la sua proposta di legge per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato dal titolo «Norme per l’affidamento del servizio idrico integrato alla gestione pubblica democratica». La proposta venuta dal partito dei Verdi è simile nei principi ispiratori e nella sostanza alla proposta di legge di iniziativa popolare presentata in Toscana (ora in discussione in consiglio regionale) e sostenuta dal vasto gruppo di comitati e associazioni per la cui presentazione erano state raccolte 43000 firme di cittadini.

La proposta presentata al Consiglio regionale della Liguria parte da alcune premesse di carattere generale: l’acqua non è una risorsa inesauribile; a circa due miliardi di persone nel mondo è sostanzialmente negato l’accesso all’acqua; nei prossimi decenni si calcola che potrebbero aumentare gli scontri sociali e militari per il possesso delle fonti idriche. Nel mondo già oggi sono in corso processi di vasta portata che puntano a considerare il diritto di accesso all’acqua delle persone come un mero bisogno e l’acqua una merce da vendere a prezzo di mercato. In base a queste premesse la proposta di legge vuole introdurre anche in Regione Liguria due principi ritenuti fondamentali: l’acqua è bene comune e come tale può essere gestita solo in forma pubblica o “in house” e partecipata tramite forme di coinvolgimento diretto della popolazione; è indispensabile stabilire la gratuità dei quaranta litri pro capite di acqua potabile giornaliera poiché costituisce convenzionalmente la quantità minima necessaria alla vita delle persone.

Il testo proposto dai Verdi della Liguria presenta qualche differenza rispetto a quello della proposta di legge nazionale d’iniziativa popolare che intende ridefinire governo e gestione del patrimonio idrico. La proposta di legge sarà presentata tra qualche giorno dal comitato promotore nazionale che darà poi il via alla campagna di raccolta firme. Nel testo della proposta nazionale, ovviamente più articolato e complesso (13 articoli invece dei 6 della proposta ligure), il quantitativo quotidiano di acqua considerato diritto umano e minimo vitale garantito sale a 50 litri (10 in più) per persona al giorno. L’erogazione di tale quantitativo è gratuita e coperta dalla fiscalità generale.

Ma la differenza più importante pare ritrovarsi nei principi relativi alla gestione del servizio idrico. Nella proposta dei verdi fatta in Liguria l’articolo 3 comma 2 recita “la gestione del servizio idrico integrato è affidata esclusivamente a società interamente partecipate dagli enti affidanti o ad altri organismi pubblici aventi le stesse caratteristiche” mentre nella proposta di legge nazionale il comma 1 dell’articolo 4 è così formulato “in considerazione dell’esigenza di tutelare il pubblico interesse allo svolgimento di un servizio essenziale, con situazione di monopolio naturale (art. 43 Costituzione), il servizio idrico integrato è da considerarsi servizio pubblico locale privo di rilevanza economica”. L’articolo 5 comma 3 aggiunge «la gestione e l’erogazione del servizio idrico integrato non possono essere separate e possono essere affidate esclusivamente ad enti di diritto pubblico».

Quindi vengono escluse dalla gestione le Spa (enti di diritto privato) anche quando queste sono totalmente pubbliche, naturalmente passando da un periodo di transizione in cui ci saranno Spa solo pubbliche per poi arrivare al loro superamento. E’ necessario ricordare che la differenza tra i due testi è in qualche modo obbligata dato che una proposta di legge regionale tiene conto del quadro nazionale di riferimento del momento, mentre una proposta di legge nazionale di riordino di un settore ovviamente ha maggior spazio di manovra e può al meglio delineare gli obiettivi.

Torna all'archivio